mercoledì 31 gennaio 2007

Pantaloni lamellari con protezioni sul didietro

Forse non tutti sanno cosa sono i pantaloni lamellari. Personalmente, ho imparato a conoscerli giocando di ruolo a Cyberpunk. In pratica hanno la stessa funzione del giubbetto antiproiettile, solo che proteggono le gambe.
Siccome sin dalla nascita mi sento in guerra col mondo e negli ultimi tempi ancor di più, avverto terribilmente il bisogno di proteggermi dagli agenti esterni, dalle pugnalate della vita. Una corazza dermale (e cito ancora cyberpunk) o dei pantaloni lamellari con giubbetto antiproiettile sarebbero l'ideale al momento. Mi spiego. Nessuno vuole realmente "spararmi" o "uccidermi", o per lo meno spero di no, solo che tante volte mi sento minacciata anche dalle più piccole stronzate.
Gli ambienti dove sono cresciuta, le persone che mi hanno allevata mi hanno fatto credere che la vita fosse divisa fra Bene e Male e che io dovessi tendere esclusivamente al bene, per una futura salvezza dopo la morte (e qui le suore ci han messo lo zampino), per essere in pace con me stessa e per guadagnarmi il rispetto degli altri.
Un giorno, non tanto tempo fa, mi son svegliata e ho capito che queste eran tutte delle grosse stronzate. Per quanto riguarda l'aldilà, beh io credo di essere nata con la tendenza all'ateismo, sviluppatasi molto nel corso degli anni. Come si può sapere cosa è bene o cosa è male se son due parole inventate dall'uomo? Il bene e il male son relativi, come il brutto e il bello. Se si cambia la prospettiva, ciò che per molti è un bene per altri può rappresentare un male, quindi dove sta la ragione? Lo chiediamo a Santi Licheri?
Accanto a questo binomio, un altro leitmotiv ha fatto parte per lungo tempo della mia vita, del mio pensiero, anche questo inculcatomi in scuole/collegi/famiglia. Il concetto di pena e di errore. Mi spiego. Se si sbaglia, si deve pagare per l'errore commesso. C'è la galera per questo, o i voti bassi, le punizioni, se fai il cattivo babbo natale ti porta il carbone. Quindi se tu commetti qualcosa di "male" (bene e male son relativi, c.s.) devi "pagare". Come si paga? Solitamente espiando, soffrendo, facendo qualcosa che non ci va, non ci piace, ci fa stare male.
Ora, al di là della sofferenza fisica, che è un caso a parte, quello che mi spiazza è la sofferenza morale. Se qualcosa, l'atteggiamento di alcune persone ad esempio, mi fa soffrire io porco boia son per natura portata a pensare che sia colpa mia e che devo pagare i miei errori con la sofferenza "morale".
Poi c'è la stronzata che la sofferenza nobilita. Ma nobilita cosa? La sofferenza al massimo mi fa incazzare e tirare delle grandi bestemmie, mi fa riflettere all'infinito, struggere, ma di nobiltà manco l'ombra. Al massimo divento "artisticamente" più produttiva. Sticazzi, ne facevo volentieri a meno, pur di star bene!!!
Insomma, da un bel po' di tempo ho iniziato a prendere coscienza del fatto che ci fosse un bug nel sistema, in questo modo di pensare, un bug che non è solo dentro di me ma in tutta la società.
Ora, per la società non posso farci nulla, cazzi suoi, ma posso far qualcosa per me.Mi son rotta le scatole di prenderlo sempre in quel posto, pur senza avere COLPE (sì, perchè tante volte quando le cose mi andavano male mi son detta, cazzo, avrò commesso qualche errore, e invece nulla, non ne ho trovati), motivo per cui ora vorrei un paio di pantaloni lamellari con rinforzo sul didietro, per evitare che me lo mettano ancora lì.
Mi girano le palle. Sono stufa di sogni infranti, di fregature, di persone che ti fregano la parte, il lavoro, l'uomo o il parcheggio. Sono stufa di pensare "avrei potuto esserci io al suo posto, se solo... ". Sono stufa di aspettare una qualche "giustizia divina" che tanto non arriva mai. Perchè non posso fare come l'America?
Voglio la mia fetta di torta, anche a costo di giocare sleale, voglio la mia fetta di felicità e giuro su tutto quello che ho di più caro che il giorno in cui l'avrò lotterò con le unghie e con i denti perchè nessuno me la porti via. Ecco, questo ho sbagliato in passato. Pensavo che la felicità fosse una cosa dovuta, che tutti dovessero avere. La felicità non ti cade dall'alto coi miracoli, la felicità te la devi conquistare.
Fanculo il bene, fanculo il male, la morale, i luoghi comuni. Quando sei in guerra certe cose non contano più. Conta solo la propria sopravvivenza.

martedì 30 gennaio 2007

Privacy un tubo

Mi è salita la polemica e ho deciso di cavalcarla come un survista cavalca l'onda.
Allora porca di quella puttana, siamo oberati da leggi sulla privacy, migliaia di autorizzazioni a trattare i tuoi dati personali. Nonostante tutto questo, le mitice leggi sulla privacy non son riuscite a dispensarci da una delle più grosse piaghe della nostra era: la rottura dei coglioni a privati cittadini.
Per andare più sul particolare, mi riferisco alle telefonate pubblicitarie o promozionali che mi stanno ammorbando in questi ultimi tempi.
Oggi per esempio, me ne stavo tranquilla al bagno (perchè anche le ragazze fanno i loro bisognini, che ci crediate oppure no) quando squilla il telefono. Visto che i miei son fuori città pensavo fossero loro, quindi con le braghe ancora calate e col rischio di inciampare mi precipito alla cornetta. Sollevo, dico pronto e nessuno risponde.
Al secondo pronto parte la manfrina con musichetta e una voce registrata che mi diceva che c'era l'offerta promozionale di 6 fottutissime birre di non so che vino veneto all'antigelo.
Ma poi quanto son subdole queste cose? Ti beccano quando sei più vulnerabile. No, non dico al cesso, dico a ore pasti (come le medicine), quando solitamente la gente ASPETTA delle telefonate. Sai un tubo che il numero anonimo che ti chiama appartiene a un centralino di mmerda che ti manda voci robotiche registrate...
Però devo dire che queste pubblicità hanno i loro vantaggi. Essendo voci registrate nessuno si fa problemi a riagganciare quando uno capisce di cosa si tratta.
Quelle veramente CATTIVE, CRUDELI, PERFIDE e SUBDOLE sono le telefonate fatte da promoter in carne ed ossa, poco importa se vogliono venderti corsi di inglese, promozioni per nuovi servizi di telefonia o una visita ad un centro tricologico. Tutti hanno lo stesso modus operandi.
Tanto per cominciare, si avvalgono di un promoter in carne ed ossa che ti parla; generalmente si tratta di un giovane che poraccio non trovando lavoro è finito per fare quello, anzi, ha pure dovuto subire un corso di 10 giorni intensivo e lavaggio di cervello di sfracellamento di palle telefonico ai poveri ignari che rispondono. I tipi che hanno inventato sti corsi, poi, dei matti. Devono aver inculcato loro idee del tipo "tenete il potenziale cliente il più possibile al telefono" (come il film di ieri sera in cui una povera ragazzina moltestata telefonicamente doveva tenere il maniaco il più bossibile al telefono perchè la polizia rintracciasse da dove partiva la chiamata) e questi promoter difatto cosa fanno? appena tu dici la stramaledetta parola "pronto" danno fiato alle trombe e partono in una sequela strafalcionata di parole, offerte, miste a domande del tipo: vede signora? e supercazzole della serie tarapia tapioca come se fosse antani, il tutto per rimbecillirti e portarti ad uno stato di insofferenza tale da dire: "sì, sì, farò tutto quel che vuoi, basta ti cheti una volta per tutte".
Perchè non c'è verso di interromperli prima. Sono dei caterpillar, vanno avanti a sfracellarti le palle, se tu cerchi di interromperli loro niente, continuano senza paura, senza freni inibitori nel perorare la loro causa e anzi, se fai perdere loro il filo ricominciano da capo e tu in tutto questo non puoi far altro che ascoltare impotente schiumando di rabbia.
Alla fine solitamente pongono la fatidica domanda: "cosa ne pensa della nostra offerta?". Sinceramente tu non pensi nulla perchè hai spento il cervello non appena hai saputo di cosa si trattava e non hai prestato minimamente attenzione, al che rispondi con la solita "mi spiace ma non sono interessata". A questo punto loro, che han frequentato il corso suddetto, partono con la contromossa: "cos'è della nostra offerta che non ritiene vantaggioso?" e lì devi ammettere di esser stato fregato perchè qualsiasi cosa tu risponda non farà altro che farli ripartire di nuovo in un altro entusiasmante monologo.
Al momento sono arrivata ad una soluzione che mi pare la migliore. Evitando di riattaccar loro in faccia (già sperimentato, ma loro, programmati come macchine della morte, ti richiameranno seduta stante con un "forse è caduta la linea") credo che la tecnica migliore sia fingere di ascoltarli e al momento della domanda "cosa ne pensa" rispondere, con forzato accento africano-turco-arabo-slavo "io no so nulla qui, io donna pulizie, padroni ferie tornare prossima settimana". Al che il promoter saluta gentilmente. Unico problema: la settimana successiva stai sicuro che ti richiamerà.
E che palleeeeee!!

sabato 27 gennaio 2007

Disfare le valigie

Di nuovo a casa dopo la settimana bianca. Tutto è uguale a come l'avevo lasciato, eppure così strano.
Da quando ho varcato la soglia da sola con le valigie in mano, dopo aver salutato il mio cagnetto, una profonda tristezza ha adombrato il mio sorriso.
Tutto è come prima, nulla è cambiato, eppure mi sembra di essere stata via un secolo.
Basta poco a cambiare le tue abitudini. Una settimana in montagna, per esempio, ti allontana da tutto, modifica il tuo orologio biologico, la tua giornata, anche i tuoi stessi pensieri. Mi viene allora da pensare che forse un po' tutto nella vita sia solo frutto della routine. Che niente conta, se allontanandoti anche per una sola settimana finisci per assumere un nuovo ritmo di vita.
Tornata a casa, ho trovato tutto come avevo lasciato: il mio letto, il mio computer con la tesi (e meno male! Pensa se non ce l'avessi ritrovata che bella scenetta!!), i miei dvd...e ho sentito una gran voglia di mollare tutto e partire di nuovo. In montagna mi sentivo protetta, al sicuro dentro al nido caldo di legno e neve, lontana da tutto. E invece eccomi di nuovo inerme e malferma sulle gambe ad attendere che tutte le rotture di scatole si rifacciano avanti, ad una ad una. E tanto per cambiare anche stavolta dovrò combatterle. Sono nata guerriera e morirò lottando, questa è la mia vita.
Dicono che partire è un po' morire...ma è tornare che ti dà il colpo di grazia definitivo!!!

venerdì 19 gennaio 2007

Vagina scomoda

Interrompo momentaneamente la serie di post su berlino che forse vi avrà anche un po' spallato ( ma del resto per me quella vacanza ha contato moltissimo, manco fossero stati i famosi 7 anni in Tibet) per passare ad altro argomento forse u po' troppo sfruttato ma sul quale non si è mai detto tutto. No, non si tratta del mistero delle piramidi o dell'enigmatico sorriso della Gioconda (che fra l'altro mi somiglia anche) bensì delle donne.
Il contenuto è frutto di una conversazione intrattenuta ieri sera con Giovanni, opportunamente riveduta e corretta (ma non certo censurata!!)
Voilà:
MARTA: io in quanto donna odio il sesso femminile, perchè è a causa delle donne che vengo penalizzata con gli uomini. Mi spiego. Ovviamente a 26 anni trovi uomini con esperienza e manco lo vorrei uno illibato. Ma essendo la popolazione femminile composta al 90% dalle tipologie che fra breve ti enuncerò,la maggior parte degli uomini, essendo entrati in contatto con loro, ne è rimasta traumatizzata e ora ha unapaura fottuta delle donne.Così loro non vedono quello che sono, ma quello che rappresento. E cioè una vagina.E una donna, cioè un personaggio scomodo. Sì, insomma, una vagina scomoda.
GIOVA: io no, non odio il sesso femminile... è caldo e accogliente. E' anche la parte della donna che le conferisce il suo modo "uterino" di essere, che le rende incomprensibile a noi. E' tutto ciò che c'è intorno alla fia che spesso è INCREDIBILMENTE deludente. Perchè se gli omini spesso sono imbecilli, le donne sanno essere incredibilmente peggio.
MARTA: il primo utero che un uomo che conosce è quello materno. Dall'utero materno un uomo ne esce dopo 9 mesi, mageneralmente il 60% delle mamme ce lo vorrebbe tenere a vita. Questo può causare negli uomini i vari disagi:
a) terrore delle donne---> che genera i belli impossibili, color che ci spezzano il cuore e poi fuggono
b) disprezzo nei confronti delle donne---> che li fa essere maschilisti o gay
o la temutissima
c) la ricerca di un utero come quello materno, ovvero della donna-mamma, quella sorta di vagina cosmica che accoglie, protegge,stira le camicie e consola---> che li fa essere immaturi.
Saltando il capitolo madri andiamo al capitolo ex fidanzate. Se un uomo non è stato traumatizzato a sufficienza dalla propriamadre, è sopraggiunta una fidanzata, solitamente appartenente a una delle tre categorie sottoelencate, che ha completato l'opera.
a) La FIGA di legno.La figa di legno li ha fatti penare, li ha fatti patire, li ha distrutti come uomini e come esseri umaniper una trombatina di 5 minuti
GIOVA: l'hanno trombata e un gli è saputo di nulla, magari gli son rimaste pure le schegge.
MARTA: sì ma ormai s'erano invischiati, impegnati con la di lei famiglia. E poi pensano: "oh, se me l'ha fatta aspettareper un anno vuol dire che come ce l'ha lei non ce l'ha nessun'altra!".E allora perseverano sempre più servi della gleba finchèla signorina figa di legno non li lascia con un palmo di naso per il roccone siffredi di turno.
GIOVA: seondo me la cosa che rende ancora più imbecilli le donne è la paura di essere troie. Allora si contengono e fanno le fighe di legno, per poi sdassi e fare le peggio troie quando un ne possono più, e lo faranno sempre e irrimediabilmente nel modo e con la persona più SBAGLIATA.
MARTa: Se non hanno avuto la figa di legno possono però aver avuto la
b) mamma orsa. La mamma orsa è più subdola della figa di legno. La si riconosce per il visone sorridente e disponibile,per il suo senso pratico...e ti tromba pure! La mamma orsa è la donna ideale, ti stira, ti lava, ti pulisce e ti cucina,ma poi tende ad inglobarti nel suo utero e tu non devi fare il "pampino cattivo".Se esci con gli amici, lei deve sapere chi sono loro e i loro genitori; controlla le uscite e i rientri, le tue spese e i tuoi guadagni e ti istiga alrisparmio per comprare casa con lei. La mamma orsa è bellina appena la conosci; tempo due settimane dal vostro primo baciola messa in piega ha lasciato il posto a perfidi capelli da zia, le scarpe col tacco che ti facevano impazzire son solo unricordo al cospetto delle sue ciabattone sformate e al posto della gonna ha una tuta rosa che nasconde a malapena ilculone a sposa che ha messo su in tempo record.E tutto è destinato a continuare finchè un uomo non deve affrontare la decisione più importante della sua vita:sposare la mamma orsa o gettarsi nell'utero della prima maiala che passa.La carne è debole, sicuramente si getterà nell'utero della prima maiala che passa, ma 99 su 100 anche la volontà del babbo orso lo è, ragion per cui si sposerà la mamma orsa-cornuta.
Dulcis in fundo
c) la psicolabile. La psicolabile è la donna ideale di: artisti/musicisti/studenti di lettere.La psicolabile è imprevedibile, malinconica, poetica è artisticamente dotata in qualcosa, o se non lo è fa pompini degni di una dea. La psicolabile non vuole sposarsi, non vuole legami, non vuole non si sa neanche noi il che. che cazzo vuole la psicolabile?Essere salvata da una vita di merdache lei stessa si è autocostruita intorno...e devi essere tu, uomo, a salvarla..ma come?se cerchi di risolvere i problemi affidandoti alla razionalità, alla logica, all'equilibrio, all'affidabilità quella ti mollano, lei vuole quello che la salvi in modo CREATIVO. Esempio: la donna psicolabile si vuole suicidare.
Davanti a questo un uomo come può reagire?
a) con saggezza: ma che cazzo fai, la vita va vissuta, merita di essere vissuta e bla bla. A questo punto la donna psicolabile (che mai ha avuto intenzione di suicidarsi, era solo un TEST il suo) allontana dalla bocca il pacchetto di smarties che ti ha fatto credere fossero barbiturici e ti molla per un elfo
b) con il buon senso: la cerchi di convincere ad andare in analisi. A quel punto lei si incazza come un riccio, inizia a tirartidietro le peggio cose urlando "io non sono pazzaaaaa" (cvd) Dopodiché ti molla. Un mese dopo la trovi nella sala d'aspetto del TUO psichiatra perchè la storia con lei ti ha portato depressione e fobie. Lei invece è lì perchè lo psichiatra se lo pipa.
c) con creatività: entrando in casa vedi che si vuole suicidare, allora le salvi la vita in modo CREATIVO,ad esempio prendi senza permesso una katana dalla collezione di spade del tuo vicino di pianerottolo fissato con le artimarziali e le gridi: "nooo, se ti uccidi tu voglio morire anch'io, ma non sopporto di vederti morire, morirò io per primo facendo harakiri"...allora la donna psicolabile toglierà il tubetto di smarties dalla bocca e ti amerà per sempre, o almenofino alla prossima crisi esistenziale. E ogni volta tu dovrai sorprenderla, distogliendola dal suicidio in mille altrimodi bislacchi senza mai ripeterti. E così all'infinito, fino a che uno dei due non si suicida. davvero.

martedì 16 gennaio 2007

Berlin#4

04/08/05
Mattina ad Oranienburg. Bellissimo! Mi è piaciuto un sacco.
Pessima figura in Apotheke, proprio di merda visto che volevo comprare un lass....
Dopo pranzo Berlino ci ha rifilato la nostra prima vera sola: il Checkpoint Charlie...che delusione!! Ma non sa di nulla!
Passeggiata serale nel quartiere di Warschauerstrasse dove abbiamo assistito ad una rissa fra barboni.
Dopo vari giorni che lo studiavamo, abbiamo finalmente fatto amicizia con l'inglese. E' a Berlino da solo causa pacco di un amico, passa le giornate senza parlare ad anima viva e le serate in camera steso a letto, così, quando ha beccato noi che gli davamo considerazione ci ha attaccato un bottone che non la finiva più Ah! Si chiama Neil, come il "grande artista" di Art attack e appena ha saputo che eravamo italiane ci ha preso per il culo perchè abbiamo al governo Berlusconi...tanto per cambiare!! Abbiamo precisato che noi non abbiamo votato per lui.

Berlino non ha un vero e proprio centro, semmai tanti centri sparsi fra est ed ovest, nodi frenetici dove si incrociano tante vite senza tuttavia toccarsi intervallati da zone sornione, strade di abitazioni perennemente semideserte a due passi dal caos e dal traffico.
I principali nuclei vitali sono condensati attorno a quelle che chiamo le "stazioni principali" ,dove fermano più linee di U-Bahn e str.bahn: Zoologischer Garten, Potsdamerplatz, Friedrichstr e Dio solo sa quante altre.
La torre della televisione di Alexanderplatz appare quasi come l'ultimo baluardo del mondo occidentalizzato prima di entrare in un ambiente di impronta ancora fortemente sovietica. Dal regno dei centri commerciali si passa al regno dei negozi "un tanto al chilo". Certo, anche ad est la globalizzazione non manca, è il caso dei Mc Donald's che son veramente ovunque, ma anche questi si adattano via via all'ambiente nel quale sorgono. Mentre quello della Kudamm è pulito, ben illuminato, opulento, il Mac di Warschauerstr. risulta triste e misero, male illuminato da luci al neon che sfrigolano. Come ovunque, una capitale la si riconosce dal numero dei Mac Donald's.
Per quanto riguarda la confusione, Berlino si distanzia dalle altre grandi città in virtù di quell'aria sorniona che assume in certi momenti della giornata.
Se da metà mattinata fino a pomeriggio inoltrato è pura frenesia, passate le 5 tutto, anche i centri nevralgici si svuotano. I negozi chiudono, la gente corre a casa per cena, alcuni bar che fanno aperitivi si riempiono ma con un riservato silenzio. Alexanderplatz alle 7 di sera è il deserto, eccezion fatta per qualche ritardatario che accelera il passo o per qualche senzatetto che beve birra su una panchina. Anche la grande stazione cambia aspetto. Abbassate le serrande, non resta nulla della piccola città sotterranea quale appare di giorno e diviene semplicemente un labirinto di tubi, metallo e cemento armato.
Ancora più terrificante risulta Potsdamer platz di domenica mattina. Quelle svettanti architetture tutte vetri e luci, dall'aspetto così nuovo e pulito che sembrano appena uscite da una gigante cassa d'imballaggio si ergono mute come montagne, mentre il silenzio è rotto soltanto dall'acqua che zampilla in fontane ultramoderne. Un deserto di cristallo in cui addentrarsi in punta di piedi per paura di rompere qualcosa, talmente liscio e lucente da dare il capogiro.

lunedì 15 gennaio 2007

Berlin #3

03/08/05
Giornata piovosa. Visita fiacca al Pergamonmuseum (l'abbiamo cannato mezzo), poi in giro per Unter den Linden in esplorazione di negozi di suovenirs. Le magliette e i gadgets con l'omino del semaforo hanno prezzi inarrivabili.
Prezzo bottiglietta d'acqua: 2 euro...sticazzi!
Pomeriggio all'Europazentrum a fare acquisti vari.
Abbiamo comprato le carte e dopo cena improvvisata partita a briscola con due italiani sfigati dell'ostello.
Entrati in camera l'inglese già fra le braccia di Morfeo da tempo inenarrabile mi ha costretta all'utilizzo della mia fida pila. Si sono uniti all'allegra brigata un giovane di provenienza non identificata e due tedeschi reduci da non si sa quali avventure che hanno apportato una tremenda confusione nella stanza. Per andare a letto ora devo addirittura scavalcare un fornellino da campeggio.
P.S.: ma quanto rompe i coglioni l'inglese sempre a letto!!

Esiste però un filo sottile che collega le due Berlino oggi, nel 2005. Nella Kudamm, sotto il monumento alla memoria come a Friedrichstr., Unter den Linden o Alexanderplatz regnano gli stessi rumori e odori.
Rumori di macchine e chiacchiere, il ticchettio per ciechi dei semafori e il frequente clangore di treni e str.bahn.
Gli odori poi...quelli fanno parte di un universo a sè, un altro, dentro agli infiniti universi di Berlino, difficili da descrivere.
Quelli più caratteristici li trovi nelle grandi stazioni urbane, dove Str.bahn, U-bahn e treni normali si incrociano, son fatte come grandi centri commerciali, coi loro negozi e la loro vita sotterranea priva di luce diurna.
Qui come da altre parti il cibo non manca mai, ed è così che l'odore dolciastro dei Currywurst si mescola a quello del Kebab, alla puzza di fritto dei fast food, all'odore di caffè e poi ancora quello fragrante di croissants dolci e salati, di Brezel e pizza venduti ai chioschi Ditsch. E' difficile aspettare un treno senza avere la tentazione di sgranocchiare qualcosa.
L'odore del cibo si mescola ad altri tipici delle grandi città: quello di folla, di binari e treni e quel profumo vago e strano della metropolitana.
Fuori dalle stazioni invece l'odore di erba bagnata dei numerosi polmoni verdi della città si mescola a quello umido della Spree e, via via che si va verso est e i quartieri più poveri, a quello tipico di una cena semplice dei caseggiati in stile sovietici. Sa di brodo, cipolla e cavolo e fa venire voglia di rincasare alle 6 e trovare un volto familiare che ti aspetta dentro ad uno di quegli anonimi appartamenti.

domenica 14 gennaio 2007

Berlin #2

02/08/06
Mattinata a Potsdamer Platz, poi alla Gemaeldegalerie, un museo-incubo con quadri di valore ma assai male allestito.
Pomeriggio preso l'autobus numero 100 (che, a dispetto di quanto diceva la guida, si è rivelato una grossa fregatura) fino allo Zoologischer Garten, dove abbiamo notato con piacere che è pieno di negozi un tanto al chilo.
Ho mangiato il primo Brezel della vacanza.
Anche stasera a letto presto, stanche morte. Stranamente l'inglese non era nel suo giaciglio. Svegliata verso le 2 da una stramaledetta polacca che ha fatto un casino tremendo dall'armadietto. Ore 4 e 30: mesto ritorno dell'inglese ubriaco in camera...parlava da solo come mr Bean.

La storia di cosa è stato il muro per Berlino è visibile ancor oggi, seppure questo non esista più, nelle macroscopiche differenze fra quanto era est e quanto ovest.
I berlinesi per esempio: quelli dell'est sono visibilmente diversi da quelli dell'ovest e non solo per i vestiti a buon mercato o le pettinature talvolta demodè. Li si riconosce da quello sguardo triste e vagamente malinconico che affiora dai loro inconfondibili occhi celesti, la melanconia che pervade la loro vita, dolce come una poesia di un popolo vissuto nel sacrificio e nella miseria, nutrito di speranze. Questa vaga tristezza rende eccezionale anche il loro più piccolo gesto, da come un giovane padre divorziato legge un libro ai suoi due bambini in un vagone affollato di uno Stressenbahn al venditore di miele che espone la sua merce in Warschauerstrasse.
Le differenze vengono meno nel centro della città, forse perchè qui la maggior parte della folla è composta da turisti o per le architetture ultramoderne, ma via via che ci si sposta verso est tutto cambia bruscamente. Prendendo lo Strassenbahn da Alexanderplatz verso Warschauerstr. e osservando dai finestrini, grossi e tristi blocchi di appartamenti uniformi in stile sovietico prendono il posto di centri commerciali. E' in questi palazzoni grigi dall'intonaco cadente che vive buona parte degli "Osti", dove si consuma la vita di ogni giorno, fra nascite, morti, festini e serate come tante.

venerdì 12 gennaio 2007

Berlin #1

Dal mio quaderno di un anno e mezzo fa
01/98/05
Arrivo a Berlino con volo Hlx con due ore di ritardo.
Preso posto in ostello Sunflower, Helsingforstes str., stanza 115. C'è un inglese che dorme tutto involto nel suo piumino.
Siamo uscite, preso str.Bahn numero 5 fino ad Alexanderplatz e da lì andiamo fino ad Unter den Linden, poi abbiamo attraversato la porta di Brandeburgo ed a piedi attraversato lo zoo fino alla Siegelsauele. Da qui con un altro str.bahn di nuovo ad Alexanderplatz. Cena frugale da mc. donald's poi, vinte dal freddo tremendo e dalla stanchezza, siamo rientrate alle 9 in ostello e dopo poco a letto. Ad accoglierci ancora l'inglese nel suo piumino. Si sarà mosso di lì?
Ora indefinita, un'americana accende le luci svegliandoci, seguita da una coppia di tedeschi (lui ha dormito nudo come mamma l'ha fatto). Due ragazze tedesche, rientrate ancora dopo, svegliano fortunatamente solo la Laura a 'sto giro.

Descrivere Berlino è quasi impossibile, non credo esista una sola parola infatti che possa raggruppare tutto ciò che è, tutto ciò che rappresenta, che ha rappresentato per me in questa breve vacanza. E' una città fatta di tante piccole città, un mondo che contiene altri mondi e così via all'infinito, una sorta di matrioska come tutte quelle che si vedono sulle bancarelle dei venditori venuti dall'est, appostati lungo i percorsi di maggior flusso di turisti ai quali cercano di appioppare, assieme a quelle, gioielli d'ambra e vecchi marchi della DDR.
Non è la classica capitale o grande città...forse non è neppure una città ed io personalmente più che come luogo fisico l'ho percepita come luogo mentale.
Già scendendo dall'aereo il tempo e lo spazio mi parevano rarefatti e così anche nel percorso in autobus che da Tegel mi ha portata ad Alexanderplatz. Strade grandi che, quando le percorri a piedi, danno quasi l'idea di camminare sul posto, il tutto costellato da alberi, piante e verde inserite in piena zona urbana secondo l'irrazionale razionalità teutonica con la quale più volte mi son imbattuta durante questa vacanza.
La prima sensazione che si prova è quella di entrare in un luogo dell'anima, una sorta di libro magico le cui illustrazioni cambiano mentre le osservi. Verde e asfalto, antico e moderno, sovietico e occidentale, guerra e pace convivono ormai con un accordo e un'armonia tale che ti porta a pensare che tutto sia possibile.
L'armonia di natura e città tocca il suo massimo nel Tiergarten, polmone e cuore allo stesso tempo di Berlino che, un po' come una volta il muro, la divide in due. Migliaia di storie sembrano intricarsi fra vialetti appena intravisti, fra vegetazione, erba e corsi d'acqua artificiali, storie brutte e storie poetiche, di studenti, di amici, di amanti, famiglie e figli, di festini, nudisti, pic nic, passeggiate, escursioni in bici e jogging.
Come un immenso nodo vivo e pulsante, il parco collega tutte le zone più importanti della città:dal Reichstag alla Siegelsaule, al monumento alla memoria a Potsdamerplatz fino alla porta di Brandeburgo. La guerra e la divisione sembrano non aver neppure sfiorato le sue verdi foglie e una dolce calma armoniosa pervade il parco, non fosse per le lapidi commemorative esposte al suo confine est, dove si ergeva una volta il muro, a ricordo di giovani vittime idealiste -per lo più miei coetanei- che tentarono la fuga verso l'ovest.
Del muro vero e proprio è rimasto ben poco, le macerie sono state sfruttate dal buisiness dei souvenirs: un po' ovunque infatti si possono acquistare bottigliette o scatole o cartoline contenenti frammenti di cemento colorati da vernici di vecchie bombolette spray.
A parte questo pochi spauracchi di cemento diroccato si ergono qua e là, dove i turisti vanno a farsi le foto coi loro sorrisoni.
La grande ferita è stata rimarginata, ma anche là dove il muro è stato divelto resta una lunga ferita lastricata che ne riprercorre il perimetro, sopra la quale oggi passa indifferente il flusso del traffico. In una stessa giornata la puoi attraversare mille, anche duemila volte se vuoi. Un tempo solo pensarlo era punibile con la morte.

venerdì 5 gennaio 2007

Initium

Bene, iniziamo dal titolo. Mangiatoia per famiglie di zio Boe. Oltre ad averlo scelto in quanto fan sfegatata dei Simpson mi piaceva come suonava. Dà l'idea di un'accozzaglia di cose ed allo stesso tempo quel "per famiglie" contribuisce a dare al tutto un sapore molto nazional popolare. Cosa c'è alla fine di più bello, folkloristico e rassicurante delle buone vecchie tradizioni nazional popolari?
Spesso quando sono in giro per le città mi diverto ad osservare le grandi case popolari, in particolare quelle edificate nel secondo dopoguerra, gli anni del boom economico, così piene di speranza nel loro anonimato! (Le più belle in assoluto? quelle del villaggio Piaggio a Pontedera)
Mi piace spiare i frammenti di vita che si svolgono dietro alle piccole finestre; allora vedo cucine odorose di cibo, tavoli di formica illuminati da un neon circolare contenuto in un lampadario arancione. Magari una piccola tv che trasmette il telegiornale, e se sono fortunata una donnina che stira...
Mi piace perchè è la realtà da cui provengo, mi ricorda la mia infanzia passata dai nonni, con il tavolo rotondo coperto da una tovaglia cerata, dove la nonna impasta le polpette mentre nonno si dedica alla settimana enigmistica ascoltando alla radio il giro d'Italia.
Una realtà che per me non esiste più, come un utero dal quale sono stata strappata.
Io che di nazional popolare ho ormai poco o nulla, se non i ricordi, che credo non avrò mai una famiglia che si erge sulla più solida delle basi: la routine ed un appartamentino rivestito di carta da parati e dalla speranza di una vita tranquilla. Alla fine invidio le persone che si accontentano di poco, della vita vissuta giorno per giorno nella sua placida ripetizione. Invidio chi ha come scopo quello di sposarsi e mettere su famiglia, perchè loro uno scopo l'hanno trovato, io invece no. A volere di più va a finire che non si vuole più nulla.
Che pillola scegliere? La blu o la rossa? Svegliarsi dal sogno per entrare nell'incubo della realtà o chiudersi in una calma serenità?
Bah, io non credo di aver scelto nessuna pillola, credo di essere geneticamente un Bastian contrario...Un Bastian contrario che nel freddo delle sere d'inverno da fuori guarda con invidia e malinconia le finestre della vita degli altri...
Bell'inizio. Non c'è proprio male....