giovedì 26 aprile 2007

I Take That sono tornati insieme

Non lasciatevi fraintendere dal titolo, che vuole essere spiritosamente la citazione di un famoso libro "Jack Frusciante è uscito dal gruppo". Questo non è un articolo propagandistico che vuole rilanciare i Take That che, poveretti, non c'entrano nulla. O meglio, c'entrano come spunto di riflessione su questioni di tipo filosofico-deontologico. Nella fattispecie: la gente che non cambia mai.
Mi giro intorno e osservo i comportamenti che assumono le persone, le cose che dicono, le cose che fanno e inevitabilmente a volte mi tocca ammettere che rimango delusa.
Certe volte è bello vedere gente che conosci, che magari non vedevi/sentivi da parecchio, è come tornare a casa dopo una lunga assenza, riparlare dei bei vecchi tempi, rivedere gli stessi occhi, le stesse espressioni e risentire la stessa voce...Certe volte invece è triste e frustrante.
Già, perchè spesso e volentieri ti accorgi che... quanto sarà passato? 1 mese? 1 anno? 20? poco importa, la persona che ti sta davanti è sempre la stessa...anche TROPPO. Ha la stessa voce, lo stesso sguardo ma cavoli, dice anche le stesse cose, si deprime per i medesimi motivi, continua a commettere gli stessi errori come un cane che si morde la coda e dai quali non sa mai come uscirne. Esempio cretino e tipico: un tuo amico che ha sfasciato la macchina andando a 200 all'ora in una strada di campagna stretta e tutta buche. Ti racconta che dopo tanti sacrifici ne ha comprata una nuova. Tu mentre ci parli sai già che il tuo amico/conoscente rifarà la stessa cosa, ancora una volta, inserite nelle chiavi e ingranata la marcia, per qualche assurdo motivo pesterà sull'acceleratore come un dannato sulla solita strada e nuovamente farà un incidente distruggendo la macchina nuova. Questo perchè dalle esperienze non ha capito un cazzo.
Mi sconforta, mi rattrista, mi deprime e mi fa un po' pena vedere questa gente che non impara mai dai suoi errori, che non volta pagina, che non si evolve ma continua la sua stupida danza ripetitiva.
Ecco cosa c'entrano i Take That! Un gruppo che (a me personalmente facevano cagare anche prima ma questo non è il punto) ha avuto una bella fetta di successo più di 10 anni fa, ballando tutti sensualoni e cantando canzoncine ovvie e commerciali che facevano battere il cuore alle pischellette. Ad un certo punto, vuoi perchè non se li filava più nessuno, vuoi per scelta, vuoi perchè paghi del successo avuto, si son ritirati. Dopo tutto questo tempo, probabilmente perchè avevano finito i soldi o, meno probabilmente, dietro suggerimento di un manager malato di mente, han pensato bene di tornare al centro della scena, facendo le stesse mossettine, gli stessi sorrisetti ammiccanti di un tempo. Sì, ma cavolo, gli anni son passati! Loro fanno sempre le solite cose, solo che ora son patetici, invecchiati, qualcuno stempiato, altri che sorridendo mostrano delle zampe di gallina a ventaglio o dentiere da cavallo e diciamocelo, fanno dimolta ma dimolta pena.
Se fossero tornato sotto altre vesti, e non facendo i playboy decaduti quali ora sono, non avrebbero sortito questo effetto per me devastante, ma chissà, avrebbero avuto la mia approvazione della quale in passato non godevano.
Beh ho fatto questa associazione forse perchè oggi mentre andavo a lavoro alla radio hanno trasmesso quella cazzo di canzoncina lamentosa che come un messaggio subliminale satanico mi è rimasta nella testa e quasi quasi mi istiga a compiere sacrifici umani, però è vero, a volte le persone non cambiano mai.
E ora mi domando se anche io fra 10, 20 anni farò sempre gli stessi discorsi, le stesse cose, ma apparirò anche più patetica a causa di quelle stramaledette zampe di gallina.
Botulino, aiutami tu!!!!

martedì 24 aprile 2007

Pillow fight Bologna

"In un mondo che ci è ostile, rovinato dalla droga (sì, caro Elio, ma anche da Maurizio Costanzo, da suo marito Maria de Filippi, i vari grandi fratelli e come non citare l'inquietante e deprimente ritorno sulle scene dei Take That?) c'è una stella che riluce, c'è qualcosa in cui sperare...."
Ebbene sì, trattasi della battaglia dei cuscini che, come dice Crampo, è purtroppo divenuta un po' troppo modaiola grazie al famoso film sui "pruriti adolescenziali" (e qui ho citato paro paro Giovanni) "Notte prima degli esami". Pur non essendo un evento di stranicchia, ho deciso di parteciparvi, anche perchè da un po' avevo l'idea di prendere parte ad un flash mob, o, se non ad un flash mob, di fare una cazzata goliardica. E' stato fantastico.
La giornata flashmobbiana si è aperta nel migliore dei modi: sole splendente e un bel calduccio han fatto sì che io e Crampo (sigh, i nostri altri amici non son voluti venire, forse perchè ritenevano l'esperienza troppo di nicchia), rimpiattati i nostri cuscini negli zaini, prendessimo il treno per Bologna, pranzando alla stazione di Prato con il solito metro quadro di schiacciata con la mortazza ormai divenuta di rito.
Dopo bighellonamenti vari per Bologna, alle 17 e 30 ci piazziamo nel luogo stabilito per la battaglia: Piazza Maggiore davanti a San Petronio, con una mezz'ora d'anticipo voluta per poter studiare il campo di battaglia e ipotizzare le strategie migliori. Già a quell'ora l'aria appariva tesa nella piazza principale: una band su un palco stava facendo il sound check e tutto quel rimbombio di bassi contribuiva a creare l'atmosfera tipica da quiete prima della tempesta. Seduti su un gradino, sigaretta all'angolo della bocca, io e Crampo ci guardiamo intorno, cercando di individuare gli altri possibili "cuscinatori" (e qui ci sarebbe stata bene un'inquadratura alla Sergio Leone dei soli nostri occhi che guardano con una musica stile "il buono, il brutto e il cattivo"). In particolare, la nostra attenzione si focalizza sulle loro borse, le osserviamo per vedere strani rigonfiamenti o fuoriuscite di federe, cerchiamo un segno, uno qualsiasi. (E qui dal western passiamo al classico film americano sulla droga, quando c'è il poliziotto che ha intercettato una chiamata nella quale il corriere dice al complice "Alle 13 mi farò trovare all'incrocio con la 37esima ed avrò con me una borsa rossa dei grandi magazzini"). Tuttavia, solo pochi zaini ci appaiono "sospetti", mentre altri, pochi, pischelletti, nemmeno si son dati da fare per nascondere il cuscino che fa bella mostra di sè sulle loro spalle.
Ore 17:45: impazienti dell'attesa facciamo un giro della piazza, osservando il resto dei passanti. La maggior parte di quelli con zaini sospetti ha una decina d'anni buona in meno di noi....e qui entra in gioco la componente imbarazzo mista all'esame di coscienza quando è ormai troppo tardi: "ma davvero son così bambinona?".
Ad ogni modo anche il giro della piazza ci dà poche soddisfazioni, stimiamo sì e no una cinquantina di persone in tutto, possibili combattenti dell'esercito dei cuscinatori.
17:55: torniamo a prendere posto al solito gradino, in quanto Crampo lo stratega sostiene che da lì possiamo sferrare un attacco a sorpresa sfondando le resistenze nemiche. Cavoli, nel giro di 5 minuti la tensione inizia a salire alle stelle. Vediamo sempre più gente dagli zaini loschi che con aria sospetta si guarda intorno, con lo sguardo tipico del bimbo che sta per combinare una marachella alla nonna. Ci beiamo di questi ultimi minuti di pace e dell'aria ignara dei passanti, che di lì a poco sarà turbata da grida, urla e voli di piume.
Ore 18:00: il campanile della chiesa inizia a rintoccare...don...don....don...(ultimo tiro di sigaretta) don...don (schiaccio la sigaretta sotto il piede) don. Finiti i rintocchi, in un nanosecondo... il DELIRIO!
Tutti, estratti i cuscini, iniziano la lotta. Uno sguardo a Crampo e mi lancio anche io, urlando come un'ossessa e brandendo il mio guanciale come una katana. Nel mezzo è una serie di grida, colpi, risate, è bellissimo stare in mezzo alla gente che non conosci e giocare insieme come dei bambinoni.
Le 50 persone diventano sempre di più: 100-200....io credo che alla fine fossimo in 300. Di tanto in tanto mi fermavo a riprendere fiato ai bordi della piazza, mentre al centro la lotta continuava, fra nuvole di ovatta e piume.
La guerra è andata avanti per un'ora, e quando ce ne siamo andati per prendere il treno qualche irriducibile continuava ancora. Alla fine tutto il pavimento della piazza era coperto da una fitta nevicata di imbottiture, qualcuno (tipo me) si massaggiava il naso colpito, altri si ravviavano i capelli pieni di piume, altri ancora, grondanti di sudore, bevevano una birra, tutti col sorrisone da bambini stampato sulle labbra.
Fra i personaggi singolari o bislacchi che hanno preso parte al pillow fight (ormai la conoscete la mia propensione per lo studio di queste figure) si riscontrano: un ragazzetto sui 15 con un braccio ingessato che le menava di santa ragione (poi uno si domanda come mai uno scalmanato a quel modo avesse un braccio rotto), una tipa dall'aria poco convinta che cercava di lottare con un miserrimo cuscino da seggiola da giardino rosso a pois bianchi ed un ragazzo tutto elegante in completo e occhiali neri che menava cuscinate stilose con un guanciale anni 70 ricoperto da pelo nero.
Cazzo, troppo bello.
Comunque, ho deciso di prendere parte ad altri flash mob, magari un po' più di nicchia, senza cuscini, e dove non si rischia di spaccarsi il naso.
Per la cronaca: il mio naso ora sta benino, solo un po' dolorante!!!

sabato 21 aprile 2007

deve esserci per forza un titolo?

"Vorrei sapere che sapore ha una risata che muore sulle labbra come un sole che si spegne.
Avrei voluto vedermi quel giorno, il giorno in cui per la prima volta spararono ai miei sogni. Non so su quali basi lo possa dire, ma credo di essere stata più alta di così. Già, nei miei ricordi vedo tutto da più in alto. D’un tratto, la prospettiva si distorce, come se stessi guardando il tutto da uno specchio convesso. Divano a fiori, telefono. Amici. Più nulla. Mesi che passano come filari di piante dai finestrini di un treno creando illusioni ottiche di breve durata.
Benvenuta al mondo, alla vita, quella vera, ti accorgi che niente è certo, che non c’è nulla di prestabilito, che tutto è affidato ad un labile equilibrio, che un soffio può distruggere il tuo castello di carte. Un castello di carte che, come per una maledizione, dovrai iniziare a ricostruire con fatica su basi diverse e che di lì a poco verrà nuovamente distrutto. Per quanto solido ti possa sembrare, le carte son sempre carte, pertanto destinate a cadere.E ciononostante, ogni volta che lo ricostruisco, non lo faccio mai svogliatamente, ma sempre col massimo dell’impegno e della passione. Pur sapendo che cadrà voglio che quel castello sia bello, sia proprio come lo voglio io.
La prima volta che ricominci da capo non finisce mai, anche la seconda a dire la verità, ma hai la tua vita, la sola cosa capace di ricordarti che una via d’uscita c’è. Sempre.

Mi ricordo quanto ti vidi la prima volta:eri felice e correvi ballando per i prati. Eri bella e viva, eppure ingenua. La tua risata risuonava fra i fili d’erba, tintinnante ed argentea, eppure fessa e vuota, quasi irritante. Ogni risata appare vuota se non viene riempita prima con del pianto. Le tue gambe svelte parevano essere pronte ad andare dappertutto, a camminare ovunque, a calpestare i fiori più belli e qualunque suolo, tuttavia non sei andata da nessuna parte, hai solo danzato in cerchio. Ora è il momento. Già, ora che sei stanca per aver ballato senza motivo devi iniziare a camminare. I tuoi passi non saranno mai così leggeri, camminerai trascinandoti dietro cadaveri di sogni per seppellirli una volta giunta a destinazione.
Anche se non vedo il tuo volto, so già che non è più quello fresco e bello che ho conosciuto una volta. Le guance incavate, le labbra scolorite, gli occhi spenti. Ho paura di vederti e di riconoscere in quel viso quella che un tempo eri tu. Per questo non mi volto a guardarti, sebbene ti cammini davanti. Puoi seguire i miei passi o puoi proseguire da sola, creandoti un tuo sentiero. La cosa bella nell’imparare a camminare da soli è il potersi scegliere la propria strada.
E alla fine apprezzi i paesaggi che hai visto, i luoghi e le persone che hai incontrato.
Voglio però darti un consiglio: appena giungi in un posto con un panorama che ti piace, fermati in un momento. Prendi la tua macchina fotografica, girala verso di te e scattati una foto. Alla fine avrai un album pieno. Ci saranno fotografie mosse, altre in cui sei presa solo di striscio. In alcune avrai la faccia velata di tristezza, in altre sarai felice. Focalizzati su queste ultime. Magari non riconoscerai il tuo volto in quelle immagini, ma la persona che vedrai ti piacerà. E’ la faccia di qualcuno che sorride, nonostante tutto e che ha fatto tutto da sola. Una persona che non danza più, ma che si è messa in cammino per arrivare.
Adesso va, si è fatto tardi, la strada è lunga. Addio e buon viaggio."

lunedì 16 aprile 2007

Panini imbottiti

Ieri, nell'ambito di una delle famose gite sociali della domenica (in formato ridotto a causa delle scarse adesioni, praticamente eravamo in 2) siamo finiti in un posto bellissimo che non posso non citare in questo blog.
Uno dei miei sogni fino a poco tempo fa era scrivere una guida a tutti i locali trucidi che conosco (nella fattispecie bar e ristoranti) ma a quanto pare qualcuno mi ha preceduto e pare abbia già scritto un libro....che devo dire? Mi secca ammetterlo ma quell'omo di stranicchia che è Crampo ancora una volta ha avuto ragione, quando ha detto "tutte le volte che mi viene un'idea carina mi accorgo che non solo qualcun altro l'ha già avuta, ma ci ha anche scritto un libro". Comunque vaffandomo, sto posto lo descrivo lo stesso perchè credo proprio lo conoscano in pochi. Si tratta di un bar/ristorante/casa del popolo/alimentari/maniscalco/tuttoquellochevolete dove sono capitata ieri, ubicato in un paesino sperdutissimo sui colli pistoiesi.
A parte il fatto che il paesaggio era bellissimo, comunque la cosa che conta non è il paesaggio, ma l'opportunità che ho avuto di bermi un caffè in un posto del genere.
Bene, ora che ho catturato la vostra attenzione (già vi vedo, uno si misura la pressione, uno si lima le unghie e l'altro dorme) passo subitaneamente alla descrizione del suddetto ambientino.
L'entrata dà su una piccola verandina alla quale ci introduce un arco dove sono ancora inchiodate le illuminazioni natalizie perchè così la vita del gestore è molto più semplice: quando arriva Natale non deve far altro che attaccare la spina. Nella veranda, sedie sparse di quelle che piacciono a me: anni 60, finta pelle marrone, in realtà plastica spesso rotta che lascia vedere la gommapiuma giallastra e, se siete fortunati, il truciolato sotto.
L'ingresso al negozio è segnato da una scritta bombata su ferro ormai arrugginito che mi ha fatto battere il cuore: "PANINI IMBOTTITI". Cavolo, non è un sogno? Panini imbottiti. Da quanto tempo non sentivo più questo termine!!
Dentro c'è di tutto: a sinistra una serie di tavoli in fòrmica con sopra polverosi fiori finti, poi una bacheca con delle coppe vinte da non so chi in non so quale disciplina, dritto davanti a voi il bancone. Arredato con un'altra serie di lucine di natale spente (anche in questo caso vale quanto già detto sopra) e da un sacco di teste di animali imbalsamate come nei migliori bar di montagna, il bancone nella sua scarna semplicità riceve un non so che di retrò dai bagliori delle bottiglie di amari strega e altre diavolerie anni 70 imbottigliate alle spalle. Ovviamente non c'è lavastoviglie eh! Tazzine e bicchieri son tutte rigorosamente lavate a mano come ai "bei vecchi tempi".
Accanto al bancone, all'interno di un espositore/frigo ronzante alcuni affettati e formaggi fanno bella mostra di sè, come a voler mantenere la promessa dei "panini imbottiti" attaccata fuori.
La cosa bellissima che mi ha fatto fare veramente un tuffo nel passato, oltre a queste già descritte ed all'arredamento sono stati però due espositori FANTASTICI soprattutto per la merce che sostenevano. Nel primo, accanto a varie confezioni di biscotti le merendine SFUSE!
Sì, non in quelle stronzissime confezioni da 6 o 12 tipo mulino bianco che ti vengono anche a noia. No, SFUSE!! che bellezza!! E poi, beh, l'altro, mitico espositore di generi di prima necessità: lumini rossi da cimitero con padre pio sopra e CIABATTE e SCARPE modelli rigorosamente per ultrasettantenni...
Non ci volevo credere! Mi ha fatto tornare indietro negli anni, a quando mia nonna mi portava con sè a fare la spesa alla bottega sotto casa. Sembra passata un'eternità. Ebbene, in 20 anni e poco più le cose sono cambiate di brutto; se negli anni 60-70 questi bar erano la norma e ancora qualcosa di simile lo potevi vedere negli anni 80...beh, adessoguarda un po' dove devi andare: nei paesini sperduti e nemmeno lì sei certo che ti possa capitare di vedere luoghi del genere.
E' brutto sapere che questi posti, che sì, hanno fatto la storia, sono entrati fortemente a far parte della nostra cultura (Stefano Benni in primis ne è testimone) stiano sparendo rapidamente per lasciare il posto a cose magari più eleganti, più chic, più pulite, ma tanto più impersonali.
Mi piacerebbe per far qualcosa per salvare questi luogi che secondo me son anche questi beni culturali, non solo la chiesa medievale o la casa fatta dall'architetto tal dei tali. Quello che temo è che un giorno neanche troppo lontano di questi posti, divenuti ormai rarità, non restino che flebili ricordi nella mente di alcuni nostalgici.

sabato 14 aprile 2007

Sabato

Oggi ho proprio passato un pessimo sabato. Che schifo! Mi sento poco bene, tutta rinco dal sonno, mal di testa martellante, non c'ho voglia di fare nulla. Il sabato mi ricorda che dovrei studiare ma la mia testa proprio non ci sta. E' pigra, è stanca, è inetta. Che rabbia!
Da troppo tempo ormai il sabato mi fa schifo. E' diventato un giorno di serie B. Quando andavo a scuola non vedevo l'ora che fosse sabato. Solo di sabato mi era permesso uscire dal sera dopo cena, e mi pareva chissà cosa andar a mangiare la pizza con amici o finire in un pub dopo cena. Già quando suonava la sveglia al mattino mi alzavo con uno spirito diverso. In classe guardavo continuamente l'orologio mentre confabulavo con l'Ire per programmare l'uscita serale.
Era tutto un countdown verso il suono della campanella. Ultima ora del sabato, laboratorio linguistico di francese, se non vado errata. Era la quinta o era la quarta? La campanella del Pacini sanciva la fine della settimana e l'inizio del week end.
Ora il sabato non ha più senso!
Il sabato è un giorno di serie B, fuori ci son troppi pischelli. Non che odi i pischelli, magari qualcuno in gamba ce n'è. E' che odio vedermi adulta accanto a loro. Forse avrei dovuto fare delle scelte diverse quando ero come loro, o forse no, però solo il vedermeli davanti mi infastidice. Perchè loro possono fare tutto e io forse sono in ritardo.
Sabato di serie B, dobbiamo fare tutto il venerdì, ma poi ci guardiamo in giro: che si fa? dove si va? e si finisce a far le solite minchiate. Come se ci fosse molto da fare altrove. O qualsiasi altra cosa da fare. No, non ce n'è, tutto il mondo è paese, andate in pace, amen.
Domenica, la grande incognita. Ansia da prestazione per la domenica? Non lo so. La domenica o va bene bene (vedi gitona sociale e schiacciate con la mortadella da qualche parte) o male male (due palle non si fa nulla, sto a letto).
Preferisco la domenica al sabato. Il sabato non fa più per me. Il sabato è da coppiette, da sesso. Come se gli altri giorni uno non lo potesse fare...mah! Le scelte della gente sono strane!
Il sabato è deludente, non faccio mai quello di cui avrei voglia. Di cosa avrei voglia poi non lo so. Ma non è quello che faccio solitamente il sabato.
Alla fine so cosa vorrei fare: passare un week end fuori, non importa dove, ma l'idea di essere fuori, anche a Monculi di sopra, mi darebbe nuovi stimoli...
Che noia, che barba che barba che noia!

mercoledì 11 aprile 2007

Ipse dixit

...Ho una mezza storia con uno/a

"Le mezze storie son le peggio: ti becchi la metà delle attenzioni e il doppio delle menate"

Ma quanto son saggia!!!

Le elementari! Aiuto!!!

Fra le tante fobie che ho da un po' di tempo me ne è spuntata un'altra...Ebbene sì, ho paura delle elementari...no, non dei bambini in sè, ribattezzati "gremlins" dal saggio Crampo...quelli sono solo potentissime armi battereologiche e niente più...io ho proprio paura delle elementari come edificio, come simbolo ancestrale....a me le elementari fanno una paura boia per quello che rappresentano!
No, non ho paura delle grida, o delle manine unte, o dell'associazione che faccio fra elementari-mia infanzia in una scuola di suore (e credetemi, me la sarei passata molto ma molto meglio fosse stata gestita da Saddham, talebani, Jack lo Squartatore, Bilancia e il mostro di Firenze tutti insieme, sarebbero stati più umani!!). Ebbene, la causa della mia fobia sono i GENITORI DEI BAMBINI. Ma quanto cazzo saranno odiosi?
Allora, io mi ricordo che quando andavo a scuola io mia madre mi lasciava in fondo alla strada, manco scendeva: macchina accesa e io mi catapultavo fuori (per poco non mi buttava fuori lei a spintoni). E quando mi veniva a riprendere la aspettavo davanti alla finestra, vedevo la macchina e mi precipitavo da lei che se ritardavo si incazzava. Ma anche per i miei compagnucci valeva la stessa regola...Ora porca puttana non è mica più così. I genitori, forse sconvolti per le notizie di cronaca che si sentono nei tg o si leggono sui giornali e che poi ci ripropina alla sera Bruno Vespa, hanno paura di MANIACI/PEDOFILI/ASSASSINI/LADRI/BULLI/CANI RABBIOSI/IMPIEGATI DELLE POSTE mica si fidano più a lasciare i bambini vicino alla scuola! Cioè, li lasciano soli davanti alla playstation tutto il giorno ma vacca boia quando è l'ora di accompagnarli/andarli a riprendere diventano tutti mamme e papà modello!
E allora cosa fanno 'sti babbalei? coi loro suvvoni, le loro familiari, gli scooteroni e chi più ne ha più ne metta portano i loro figli a scuola , roba che se potessero, se i portoni fossero abbastanza grandi, se non rischiassero di farsi togliere la patente e l'affidamento dei pargoli irromperebbero direttamente DENTRO l'edificio, guidando fino al banco del proprio piccino....Ma siccome questo non lo posson fare, si accontentano di parcheggiare, incastonare la macchina in ogni buco, anche in mezzo alla strada, il più possibile vicino all'entrata. Poi, spenta la macchina, placidi placidi scendono, prendono la cartella del bimbo, se la caricano LORO in spalla (a me invece me la facevano portare da sola! E il mio zaino era più grosso di me perchè le suore volevano che ci portassimo dietro sempre TUTTI i libri, maledette!!!) fanno scendere il bimbo, lo prendono per la manina, lo portano fin dentro al portone, poi bacino e abbraccio, gli rendono la cartella e se ne vanno a riprendere il loro mezzo di trasporto.
Perchè secondo voi io conosco tutti i passaggi di questa fottutissima procedura? Ma perchè porca troia ci sono IO, in mezzo ad altri automobilisti innocenti, imbottigliata per colpa loro, dei genitori del cavolo, che hanno lasciato il suvvone in mezzo alla strada e non ci si passa, cazzo!! Io, che arrivo tardi dove devo andare, col sangue che mi ribolle, coi travasi di bile, che guardo impotente le scuole elementari, lo sfacelo della società!!! E i vigili lì davanti che fanno? mica dicono ai babbi o alle mamme: guardi, qui lei non la può lasciare la macchina? macchè! anzi! bloccano ancora di più il traffico per far attraversare tutti!!!! Le elementari sono un far west, uan zona franca senza leggi. Finito il rito dell'entrata o dell'uscita i vigili torneranno a fischiare, a fare multe salatissime a chi PENSA semplicemente di poter lasciare la macchina in quel modo... Me per quella mezz'ora dimenticano il codice stradale anche loro....
Ecco perchè ho paura delle scuole elementari! Ecco perchè tutte le volte che ci passo, anche se non c'è casino, anche se è domenica, sento un brivido salirmi su per la schiena, perchè so che quell'edificio che ora appare così tranquillo, coi fiorelloni dipinti alle finestre, nasconde qualcosa di infido e che l'indomani, puntualmente, all'ora d'entrata e all'ora d'uscita, diventerà un inferno, e che intrappolata in mezzo a quell'inferno ancora una volta potrei esserci io!!

domenica 8 aprile 2007

E anche questa è fatta

"E anche questa è fatta", come disse quello che ammazzò la moglie. (Tipico detto pistoiese).

Il pranzone di Pasqua è stato consumato, mi son presa il caffè (mezz'ora fa) poi qualche chiacchiera e ho lasciato casa di mia zia senza voltarmi indietro...
Mi sto godendo questo momento memorabile: tolta i vestiti "buoni" della festa, messa pantaloni della tuta e felpa sformata col cappuccio, calzini di spugna, sbracata davanti al pc, stomaco pieno, sigaretta cne pende all'angolo della bocca ma soprattutto...SILENZIO!!
Perchè cavolo devo averci una famiglia tanto rumorosa? E pensare che oggi non eravamo a regime completo!! (Causa mancanza di alcuni cugini ai quali mia madre è morbosamente legata).
Ad ogni modo, anche solo essere in 8 a casa di mia zia mi pareva un'esagerazione, già, perchè io ero stanca in partenza.
La Pasqua, come il Natale o un'altra festa a casa mia comincia una settimana prima, grazie all'ansia da prestazione che viene a mia madre quando deve cucinare qualcosa per persone diverse da me o mio padre. E allora vai di liste della spesa, giornate intere ai supermercati, libri di cucina, prove, controprove fino all'esito finale... quella donna ha un'agitazione addosso che diviene contagiosa in quei momenti, e la tensione raggiunge livelli altissimi.
Grazie a Dio anche quest'anno tutto è filato liscio, a parte l' odore d'agnello che ora aleggia per casa mia e che credo resterà fino al prossimo Natale, quando sarà stostituito da quello di cappone.
Ma non è neanche quello, alla fine basta farci il naso.
Ecco, è che ho mal di gola. Ma neppure quando ho fatto teatro mi sentivo le corde vocali più fiacche di adesso, dopo un pranzo coi parenti! Già, perchè a casa mia è di moda la conversazione "a lasagna", ovvero stratificata; cazzo, non riesci a finire un discorso che qualcun altro ti parla sopra o ti interrompe...soprattutto mia madre, mia zia e mio cugino, che han dei vocioni assurdi (oddio, anche la mia è bella potente eh!) e devono sempre dire la loro. Così, fin dai primi anni di vita, sono stata abituata che, se volevo farmi sentire, dovevo urlare, avere la voce più potente degli altri, sovrastarli....
Insomma, ne viene fuori un bel casino: un urlio da manicomio, mille conversazioni sovrapposte dalle quali mio padre, pover'uomo, si dissocia, assorto nei suoi pensieri. Ricordo che l'ex marito di mia zia in queste situazioni, per evitare quell'urlio, iniziò a fumare: con la scusa della sigaretta il pover'uomo si rifugiava sul terrazzo a boccheggiare come un pesce in una rete, sguardo perso nel vuoto, terrorizzato all'idea di rientrare nella tana delle tigri.
Io e la mia voce (nonchè il mio cervello) invece riusciamo a reggere abbastanza bene tale situazione "estrema" per circa due ore (niente a che vedere con le campionesse, mia madre e mia zia, urlatrici professioniste meglio di Wanna Marchi che possono reggere quel casino a giornate intere ed esserne anche FELICI), finite le quali la mia gola in fiamme e il cervello che fuma mi avvertono che è il caso di ritirarsi ed avverto dentro di me il desiderio irrefrenabile di un cicchino in santa pace, tuta deformata e calzini di spugna.
La condizione in cui sono ora...forza Marta, presto anche il ronzio nella testa passerà. E tornerà solo a Natale...

sabato 7 aprile 2007

Pasqua

Ve lo confesso: io per queste feste non ci sento...Cioè, per Natale da piccina ci sentivo: l'albero, il presepe, arrivava Babbo Natale....Ma la Pasqua, che ci posso fare? M'è sempre sembrata una festa di serie B: poche vacanze da scuola, pochi regali, un ovo messo lì e ciao...Vallo a dire ai cattolici, per i quali la Pasqua è il vero carico da 11 (ti calo la carta della Resurrezione di Cristo, con che carta mi rispondi? Niente eh? allora questa mano l'ho vinta io!!). Anche quando da piccola andavo a scuola dalle suore (...sigh, sob, papà e mamma, perchè mi avete fatto questo?) loro ci provavano a farcela garbare..ma a me...nulla...
La sola cosa che mi piaceva (ma neanche tanto, diciamo veniva dopo Natale, la Befana e il Carnevale) era l'uovo di cioccolata. Ora, son stata al supermercato in questi giorni e devo dire che l'uovo di cioccolata come concetto in sè si è molto evoluto. Ci sono uova a tema (es: i Simpson, la Disney, i pinguini, dragon ball, Porta a Porta di Bruno Vespa...), uova con doppio regalo, sia fuori che dentro (es: orsetto fuori e altra cazzatella dentro), uova con regalo "prezioso" (tipo collanina in argento), uova di cioccolati speciali (bianco, mandorlato, nocciolato, gianduia, ferrero rocher, baci perugina e chi più ne ha più ne metta) e soprattutto, nel caso dei bambini, uova per LUI e uova per LEI.
Cazzo, ora non voglio sembrare la classica vecchietta che comincia sempre i discorsi con "quando s'erimo giovini noi" ma...quando s'erimo giovini noi tutte quest'ova mica c'erano! Ti beccavi un uovo normale, frusto e triste, che era o di cioccolato fondente o al latte, ricoperto da una carta monocolore- e non decorata coi personaggi dei cartoni- che, non si sa per quale motivo, odorava sempre di fumo. L'uovo era unisex, non esistevano nè uova maschili nè tantomeno uova femminili, e difatti tante volte la Pasqua per me è finita in tragedia, dopo aver trovato all'interno dell'uovo soldatini o cose "da maschi" (ma mai come al mio amichetto che ci trovò gli orecchini a clip con due pendaglioni così).
E comunque la sorpresa dell'uovo costituiva allora qualcosa di malinconico...il triste finale di tante belle aspettative, ma anche la fine delle vacanze, la fine di una festività un po' insulsa, la Pasqua per l'appunto. Ora vedo che nelle uova ci sono delle belle sorpresone, anzi, c'è pure bell'e scritto fuori cosa ci mettono dentro...mentre negli anni '80, bambini mia se ti rifilavano dei bidoni!! Ho trovato certe schifezze nelle uova di pasqua che per la maggior parte ho dimenticato. Solo una mi è rimasta in testa. Non ricordo di che marca fosse l'uovo, se me lo ricordassi ora farei causa alla casa produttrice...Ero bambina, apro l'uovo, trovo l'involucro della sorpresa...lo apro...e porca vacca! Dentro c'era un portachiavi fatto a scheletro o, come diceva la mia povera nonna, a "mortesecca" ma brutto e terrificante per davvero...quasi un orrendo presagio del maligno..un memento mori capitato nelle mani di una bambina! mi terrorizzò, brutti bastardi ovai di Pasqua che mettete dentro alle uova le cose senza neanche pernsare ai traumi che possono causare le vostre sorprese!!!
Comunque, per questo ed altri motivi, per la Pasqua non ci sento. Quindi non se ne abbia la gente che incontrandomi per strada mi fa gli auguri se riceve da me una risposta del tipo: "Auguri per cosa? guarda che io son nata il 9 luglio" o se non riceve sms di auguri o ovetti di cioccolato da me...
Che altro dovevo dire?
Ah sì, Buona Pasqua!!

giovedì 5 aprile 2007

Arturo guarito


Visto che il mio cagnetto è finalmente guarito, per festeggiare lo mostro al popolo di internet...
Sappiate che su di lui non accetto critiche!! Su di me, invece, le potete fare. Cioè, guardate in che stato pietoso sono nella foto...Oddio, certo che anche lui qui...aveva il pelo troppo lungo..

lunedì 2 aprile 2007

Vita familiare

Ho una madre con tanti difetti, ma una cosa mi piace particolarmente di lei, : i momenti in cui si incazza col sistema. Diviene un pantzer distruttivo, nulla la ferma.
Quando si incazza fa veramente paura! wow! una tigre!
Te ne accorgi da come apre la porta, anche se non sono lì davanti a vederla entrare già mi immagino gli occhi di bragia...Chiude e inizia il monologo, della serie chi c'è c'è. La casa potrebbe essere vuota e solo il cane la può ascoltare (capendoci il giusto) oppure potrebbe esserci mio padre con amici, o ancora io che cerco di sbolognare il rappresentante della folletto, oppure i ladri... Nulla, non gliene frega di chi c'è, lei espone ai 4 venti i motivi, le cause, i retroscena della sua incazzatura, per poi inveire contro quelli che ritiene i responsabili. Il tutto a voce ALTISSIMA, senza possibiltà di interromperla o commentare.
Le cause dell'incazzatura possono riguardami direttamente (della serie, è incazzata con me e allora dio me ne scampi perchè mi fa una testa così), riguardare persone a lei vicine (colleghi, mio padre, vicini di casa), riguardare negozi o venditori (es: ha acquistato un prodotto scrauso) oppure enti/esseri astratti (e qui il campo si allarga: il Governo, il Comune, la Chiesa, l'FBI).
Una cosa è certa: che ti riguardi o che non ti riguardi, se ti trovi davanti mia mamma infuriata, devi sorbirti il suo monologo.
Nel caso si tratti di taluni enti astratti lei non si limita a monologare, no, lei scrive terribili "lettere di reclamo" con un retrogusto di minaccia.
Cioè...scrive...me le fa scrivere a me, via mail...che goduria!! Dopo aver ascoltato il concitato e strillato monologo, devo mettermi a battere alla tastiera dietro dettatura sclerata...scena degna di Totò e Peppino.Oggi ho scritto tre mail del genere. (!!!)
Destinatari delle 3 lettere di protesta, udite udite
1) i trasporti pistoiesi: l'autobus aveva bucato due corse ed era dovuta tornare a casa a piedi (e furiosa) dal lavoro. Oltre a denunciare il disservizio, ha pure infamato il tipo della biglietteria, al quale aveva telefonato in un momento di furia diabolica con la voce alterata, di essere stato scortese e...com'era l'aggettivo? non ricordo...qualcosa tipo maleducato ma è un termine più da lettera...boh...
2) il Comune di Pistoia (e qui mia madre ha straragione) perchè mettendo lavori in corso ovunque e contemporaneamente ha creato ingorghi infernali nelle ore di punta.....ingorghi infernali che...hanno fatto arrivare in ritardo il SUO autobus-.
3) l'ufficio reclami dove ha infamato nuovamente sia il comune, sia il copit, i lavori stradali e che altro...ah sì, il bigliettaio scortese...
Grande mamma furiosa (alter ego di "papà furioso" ovvero Homer Simpson in una nota puntata). Mentre io sfogo invano le mie frustrazioni contro il sistema su questo blog, lei fa scrivere a me lettere di protesta...ha capito tutto...