domenica 24 febbraio 2008

Quando il tuo nemico prende l'eurostar con te

Ammetto, e coloro che mi conoscono posso confermare, che già a cose normali la mia soglia di sopportazione delle altrui persone è bassissima. Tale soglia tuttavia è solitamente più bassa in particolari situazioni che mi rendono più nervosa del solito: possono essere la fame, la stanchezza, la pipì, qualcosa che mi è andato storto, oppure se sono in ritardo. In tal caso per farsi odiare da me basta un solo passo falso, anche impercettibile (lo sanno bene ad esempio tutti i trattori o mezzi pesanti percorrono lenti il Serravalle la mattina quando sono in ritardo per andare a lavorare).
Trovandomi, per via di strani araberschi del destino, a prendere treni a lunga percorrenza per lo meno ogni due settimane mi rendo conto che sono molti, tantissimi gli atteggiamenti di coloro che viaggiano sul treno con me che mi fanno imbestialire.
Ecco, siccome son appena tornata da un viaggio piuttosto irritante in eurostar colgo l'occasione, cavalcando l'onda della mia stessa ira schiumante, di scrivere qui di seguito le cose che la gente dovrebbe evitare di fare in treno per non avere la qui presente come acerrima nemica.
1) MANGIARE I MANDARINI. Questa, seppure non sia la cosa più irritante, la metto al primo posto perchè è la cosa che mi capita più spesso di notare. Allora, ok, i mandarini son buoni, si trasportano facilmente etc etc...ma i loro olii essenziali o quel che cavolo che hanno dentro scatenano un odore sì buono ma intensissimo e assai persistente che invade la carrozza ed è destinato a non svanire mai, tatuandotisi nelle narici fino a darti la nausea.
2)per lo stesso motivo cito di seguito: METTERE PROFUMI FORTI, TROPPO DOLCI O TROPPO INTENSI. Sarà che io non li sopporto a cose normali, sia negli uomini che nelle donne, figurarsi in un treno a lunga percorrenza! Questi profumi, credetemi, possono portare un innocente viaggiatore alla furia omicida in meno di un'ora.
3) ALZARSI CONTINUAMENTE PER ANDARE AL BAGNO/BAR/IN GIRO se si ha il posto finestrino. Ma vi rendete conto quando rompete le scatole a me col posto corridoio che ogni volta mi devo alzare per farvi passare? Cavolo, non sapete star fermi?
4) Un po' meno frequente ma sicuramente fra le cose più irritanti: chiedere "Scusi, sa, io vorrei stare accanto a: mio marito/mio figlio/il mio fidanzato/la mia amica/mia nuora/ il mio vicino di pianerottolo (scegliere l'alternativa che più si addice alla vostra casistica)...POSSIAMO FARE A CAMBIO DI POSTO?" Quando tu ti sei già accomodata, hai posato la valigia, ti sei tolta il cappotto e hai acceso il portatile sulla tua legittima poltroncina e quando glielo fai notare quelli fanno una smorfia di dolore come li avessi condannati a morte.
4) Ecco la cosa che mi fa letteralmente svalvolare!!! Quando arrivi a prendere il treno a pelo, sali tutta trafelata e ansimante, giungi con una valigia da un quintale alla tua legittima poltroncina prenotata di cui sopra e ci trovi seduto un altro passeggero che magari si è già tolto le scarpe, accomodato, accoccolato e ha pure già fatto la forma delle sue chiappe sul tuo sedile. Al che tu gli fai ovviamente notare: "guardi, quel posto era mio, prenotato" (facendo seguire alle parole lo sventolamento sotto il naso del biglietto con tanto di prenotazione). Questo risponde SEMPRE, con voce arrochita dal sonno illegittimamente consumato sulla tua poltroncina "eh guardi, può fare a cambio col mio, mi son seduto qui per stare accanto a mio cugino/mio fratello/la mia donna delle pulizie/ il mio verduraio di fiducia (scegliere l'alternativa che più vi aggrada). E' il posto 37". Riprendi la valigia e vai al posto 37. Lo trovi occupato da un altro tizio. Ripeti la trafila. Quello ti dice che è venuto lì a sedersi perchè il suo posto l'ha trovato occupato da una portoghese e che non è riuscito a spiegarle che quel posto era suo ma che comunque secondo lui alla portoghese spettava il sedile numero 40. Giunta al sedile numero 40, finalmente lo trovi vuoto. Ti metti a sedere esausta, ti sistemi, ti accoccoli e il treno parte. Arrivati a Bologna immancabilmente sale sul treno il legittimo proprietario della poltroncina che stai abusivamente occupando. Vagli a spiegare che il tuo posto era occupato da un tizio che avrebbe fatto a cambio con te ma che lì ci si era già messo un altro perchè ha trovato a sua volta il suo posto occupato...fai molto prima a metterti in piedi, sgranchirti le gambe e farti la tratta Bologna-Firenze in piedi fra le due porte, che almeno lì c'è aria e si respira e non c'è puzzo di mandarino o di profumi troppo intensi.

lunedì 18 febbraio 2008

Nel ventre del tunnel


Non sono mai stata una persona particolarmente avventurosa o coraggiosa.
Mio padre invece, essendo il contrario di me, mi ha sempre spronato, dicendomi di tentare, di buttarmi, di non aver paura. Un insegnamento un po' singolare, se si pensa ai genitori di oggi iperprotettivi che coi loro cazzo di Suv nelle ore di punta parcheggiano davanti all'entrata delle scuole private cattoliche "Le Mantellate" bloccando il traffico a tutti gli altri comuni mortali che si trovano a passar di lì per pura sfiga. (quando a me a volte mi facevano tornare a casa da scuola a piedi, genitori snaturati!!) Comunque, non divaghiamo sulla mia acredine genetica verso i suv ele scuole cattoliche...
Tornando alla mia infanzia, sono sempre stata fifona ma, alla luce degli insegnamenti di mio padre e del fatto che gli altri bambini facevano con tanta naturalezza cose che a me mettevano una paura boia, ho sempre cercato anche io di vincere le mie paure.
A volte i miei mi portavano in un piccolo parco giochi vicino all'allora casa nostra, che, accanto ai consueti scivolo-altalena-giostrina aveva come attrattiva una specie di montagnola artificiale un po' difficile da descrivere.
Dunque, c'era (e c'è ancora) questa montagnola di terra abbastanza alta. Il suo interno, così come la sua sommità, sono cavi.
Alla base 4 tubi in cemento armato (di quelli stile parco di kiss me licia, per intendersi) che conducono tutti al centro, dove è stata ricavata una specie di "stanza" nel cuore della montagnetta, con le piccole pareti in cemento armato, che prende luce dalla sommità aperta della montagnola stessa.
Insomma, non so se mi sono spiegata ma ho fatto il meglio che potevo.
A tutti i bambini del parco la montagnola pareva un gioco straganzo, ci smattavano proprio per quel cavolo di coso, ci andavano tutti e mio padre mi incitava a fare altrettanto (facile eh, per lui, ci mandava me che ero una bambina minuta perchè lui che è alto 1 e 90 non ci passava mica da quei tubi!!) Io per non deluderlo e per non deludere me stessa ci andavo. Ma a me la montagnola non piaceva per niente, anzi, a me quei tubi facevano stracagare. Primo, erano tutti sporchi. Secondo, puzzavano di piscio che facevano schifo. Terzo: mentre passavo per quel tubo stretto stavo malissimo, avevo paura di rimanere incastrata e di non riuscire a uscire. Quarto: il tubo era troppo buio e vedevo solo un chiarore in lontananza, quello della "stanzetta" centrale.
Ricordo ancora oggi l'angoscia di percorrere gattoni quei cavolo di tubi pisciosi (già, ma poi chi era che riusciva a pisciare dentro a quei tubi? mah, un giorno me lo dovranno spiegare), la paura di non farcela, il primo sospiro di sollievo misto a un senso di intrappolamento quando giungevo alla stanzetta centrale per poi ripartire facendo il percorso a ritroso e essere finalmente fuori dalla montagnola della paura.
Perché questo ricordo? Perchè è come mi sento adesso. In un cunicolo stretto e buio, con solo un piccolo barlume alla fine, senza possibilità di fermarmi o tornare indietro. Stretta fra il lavoro, gli impegni e questa cazzo di tesi che mi soffoca.
Mi domando se tanti si siano sentiti così a meno di un mese dalla consegna del malloppo, o se forse sono io a dare troppo peso a cose insignificanti, nella fattispecie giochi da bambini, servizi civili o tesi...
Che ne sarà di me una volta laureata? cosa troverò fuori dal tunnel? Spero che almeno il puzzo di piscio passi.

lunedì 11 febbraio 2008

Sognando le vacanze


Ultimamente purtroppo sono sempre di corsa e ho pochissimo tempo per scrivere qui ma prometto che presto tornerò con alcuni articoli pungenti che ho in cantiere.
Per il momento beccatevi sta foto malinconica scattata a Tibidabo, Barcellona, in un giorno di pioggia lo scorso agosto. Vorrei che fosse ancora estate, vorrei essere ancora là, senza pensieri, senza stress...Beh, per fortuna a volte basta un ricordo, un afoto per farci sentire ancora in vacanza...