Mi rifaccio viva dopo lunga assenza con un post riflessivo.
Non illudetevi: sono sempre la solita becera incazzosa, solo che l'arrivo dell'autunno e il cielo grigio mi rendono un tantinello meno sarcastica e un cincinnino più poetica.
Sono appena tornata dalla stazione, come spesso avviene il giovedì, con due biglietti freschi freschi pistoia-vercelli vercelli-pistoia e un ceninaio di euro in meno. Questo è quanto costa a me l'amore. E non è tanto, basti pensare quanto è costato e costerà ancora al nostro caro presideeente.
Come ogni giovedì una coda assurda alla biglietteria: quelli che non sanno bene dove vogliono andare e come deve fare per andarci (ma se vogliono so ben io dove mandarli), quelli che chiedono biglietti per viaggi assurdi, quelli che "non voglio acquistare il biglietto adesso, voglio solo informarmi, tanto se parto parto intorno a Natale" e quelli che "ma io volevo solo un biglietto per Firenze e mi tocca a fare due ore di fila" (brava fava, ma la biglietteria automatica no eh?)
Dicevo, nonostante la culona arrogante in coda avanti a me che ci ha messo un'ora per avere informazioni su un viaggio che doveva fare "più in là" alla fin fine non sono rientrata a casa arrabbiata e nervosa. Anzi, sapete cosa? Sono proprio contenta di partire venerdì.
Direte: bella roba, chiaro che hai voglia di partire, vai dal tuo ragazzo.
No, non è solo questo. Certo che sono felice di vedere il mio fidanzato. Ma a volte mi fa piacere anche il viaggio in sè. Sì, proprio quello scomodissimo viaggio che dura 5 ore e mi fa cambiare vari treni.
In fondo, se non mi fosse piaciuto viaggiare in treno non sarei stata con Loris.
In treno, soprattutto col nuovo supponentissimo freccia rossa sei fuori dal mondo. Vedi le case, le auto, le strade fuori dal finestrino che sfrecciano via veloci e non fanno rumore. Sei in una specie di limbo animato da rumori tutti suoi: ronzii, passi, a volte pianti di bambini (accidenti a chi ce li porta) telefonate, chiacchiere, risa. E' il momento ideale per il mio hobby preferito: la lettura.
Adoro leggere polpettoni storici in treno mentre fuori il tempo rannuvola. Adoro perdermi, non sapere più in che parte di mondo sono o quanto manca ad arrivare, chi ho accanto o chi ho davanti. Vivere dentro le pagine del libro che sto leggendo.
Queste 5 ore (anche quelle sui regionali contano, anche quelle le passo leggendo) mi servono per ricaricarmi, per staccarmi dalla realtà e vivere in un mondo mio. Un mondo che di volta in volta posso cambiare, sulla base dei libri che scelgo.
Ecco alcuni dei libri che ho letto in questi quasi due anni in treno che mi sono piaciuti di più. Se non vi piacciono i libri storici e molto molto descrittivi non provateci nemmeno a leggerli. E non criticatemi, i gusti sono gusti:
C. W. Gortner "L'ultima regina"
M. Faber "Il petalo cremisi e il bianco"
E. Zola "Al paradiso delle signore"
M. Orths "La figlia del sole e della pioggia"
G. Arthur "Memorie di una geisha"
giovedì 1 ottobre 2009
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1 commento:
E' si l'autunno ti rende poetica!... si come no!?:
"quelli che non sanno bene dove vogliono andare e come deve fare per andarci (ma se vogliono so ben io dove mandarli)"
"brava fava, ma la biglietteria automatica no eh?"
"nonostante la culona arrogante"
"pianti di bambini (accidenti a chi ce li porta)"
n'à romanticheria!!!
Sei sempre la solita polemica incazzosa! E noi ti vogliamo così! :D
Se ti sembra di essere più rilassata è per via dei kili di aulin che ti sei ciucciata in questi giorni come fossen mentine!
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