martedì 20 maggio 2008

Senza titolo

Da un mio vecchio scritto, letto con gli occhi di oggi.

Quando cadi, in quel momento esatto, non pensi a niente.
Rumori, odori, pensieri si amalgamano in un unico blob multicolore che si deforma, si contorce fino a scoppiare senza rumore come una gigantesca bolla di sapone.
E poi se lì. La terra è molle, si apre e ti fa sprofondare, ti accoglie dentro di sè, nel suo ventre più profondo, ti ingloba e tu sei sotto di lei. Sotto di lei, dentro di lei. Allora arriva il dolore, quello di mille ossa frantumate e dello stomaco che urla e tu il dolore non lo vuoi, l'hai sempre fuggito, tuttavia ora è arrivato e tutto insieme.
Lo metti a tacere come meglio credi. Le sigarette una via l'altra ti sembrano l'unico filo capace di tenerti aggrappata ancora alla speranza, come se le loro spire che salgono verso l'alto si potessero invece avvolgere a formare lettere, pensieri, le parole magiche da sussurrare per annullare l'incantesimo e far cessare il dolore.
Ogni sigaretta che passa è però sempre troppo poca, il suo effetto sempre troppo blando. Sai che anche fumandone mille questo dato di fatto non cambierà, tuttavia ti attacchi alla vacua speranza che fra il tabacco si annidi un calmante.
Ripercorri le strade che percorrevi da bambina cercando invano di rientrare nell'utero materno, nella casa che ti sembrava grande e sicura ma ti accorgi che le finestre non sono sprangate e che, per quante mandate tu possa dare al portone, non c'è serratura che possa tenere il dolore lontano da te, perchè passa da ogni minimo spiffero, si insinua sotto la porta fino alle tue narici.
Progetti partenze, ritorni, città sconosciute nei cui vicoli perdersi, case con nuovi nomi sui campanelli, boschi senza sentieri. Ma in fondo al cuore sai che è inutile, perchè il dolore ti troverà anche lì.


Il dolore ti segue e non ti mollerà finchè non lo guarderai negli occhi. Solo allora capirai che per tutto questo tempo è stato lui e lui soltanto a tenerti lucido quando la terra ti voleva ingoiare, a ricordarti che non eri parte del fango che ti sommergeva ma che eri qualcosa di diverso. Il dolore...la tua unica salvezza.
Con un sorriso oggi guardo a ritroso e mi accorgo che ciò che un tempo fuggivo mi stava alle costole solo per aiutarmi ad uscire dal fango. Mi ricordava ogni volta che non dovevo mollare, non dovevo distrarmi, non dovevo distogliere gli occhi dall'obiettivo. E alla fine, se oggi sono felice, è proprio perchè un giorno mi sono decisa a guardare in faccia il dolore. I suoi occhi erano dolci

5 commenti:

CRAMPO ha detto...

Te l'avevo detto io!!!..... avevi comprato le scarpe troppo strette!!!!

Apparte gli scherzi ciccia, certe volte scrivi delle cose veramente emozionanti.

E mi fa piacere sapere che adesso stai bene......

ishin ha detto...

...crampo ma te scherzi sempre eh!!?!...em piacere io sono ishin..

ishin ha detto...

Condivido pienamente!

Gattafruata ha detto...

Grazie del commento ishin

CRAMPO ha detto...

*ishin: Certo! Bisogna prendere la vita con il sorriso!