mercoledì 28 maggio 2008

Facendosi due conti in tasca

E' buffo notare come i principali argomenti di conversazione più diffusi varino a seconda della fascia d'età alla quale si appartiene.
Tralasciando l'infanzia, quando gli argomenti ruotano per lo più intorno ai giocattoli o cose così (io c'ho la Barbie nuova / e te noo/ poppopperoo/), se fra i ragazzi delle superiori gli argomenti possono essere per lo più legati al sesso opposto e alla scuola, fra la gente della mia età uscita dall'università ahimè si sente un solo unico grido di dolore: il lavorooo!!
Non mi sono neanche laureata da un mese che già c'ho sto stress nell'anima.
Per la verità l'università ci prepara a tante cose, ma non ci prepara assolutamente al grande salto nel vuoto che ci attende il giorno dopo aver ricevuto il titolo tanto sudato.
E così da un giorno all'altro ti ritrovi laureato e disoccupato, alla ricerca di un posto di lavoro in un mondo ormai saturo, troppo grande essere ancora mantenuto dai genitori e troppo orgoglioso, talvolta, per i soliti lavoretti cameriere/babysitter/call centerista.
Mi guardo in giro e vedo che un sacco di gente ha il mio stesso problema e tutti cercano di ovviare come possono: ci sono quelli che puntano sulle specializzazioni "universitarie ufficiali": master, Ssis, dottorati e chi più ne ha più ne metta, quelli che provano la strada di una formazione più specifica e non meno costosa: corsi di formazione, corsi di lingue, corsi di programmi del computer più disparati, dalla grafica 3d a come scaricare file da emule e farla franca.
Ci sono le facce da concorso, quelli che tentano di entrare in un qualsiasi posto pubblico, gli stessi che girano da anni studiando quegli appositi libretti di leggi etc., che magari hanno saltuariamente lavorato in qualche comune e che adesso vorrebbero finalmente avere una scrivania che sia loro anche il giorno dopo.
Infine i depressi, gli eterni indecisi, i rassegnati che continuano imperterriti a lavorare al nero come camerieri che tanto guadagnano meglio così che in altri modi, quelli che ogni mattina fotocopiano le offerte di lavoro dei quotidiani, quelli che passano tutti i giorni dal centro dell'impiego, i mitragliatori di curriculum (o curricula, nella sua forma latina corretta), gli iscritti a tutti i siti possibili e immaginabili di trovalavoro.
E io, dove mi colloco? A novembre questa (inutile?) sfacchinata del servizio civile si sarà conclusa e novembre per un precario fa presto venire. Sono stanca di lavorare come un dipendente per un rimborso spese, anche se quei pochi soldi mi fanno comodo eccome.
Ma, mi domando oggi, è giusto? E' giusto dover accettare compromessi da 430 euro, perchè di compromessi si parla, lavorare come chi guadagna 3 volte tanto pur di avere una nota sul curriculum, pur di potersi permettere per lo meno di pagarsi una pizza la sera con gli amici con soldi propri a 30 anni?
Lo so che le cose che sto dicendo sono forse cose banali, sarà il testo unico degli enti locali che sto studiando per il prossimo concorso che mi mette malinconia, sarà il realizzare che da novembre probabilmente rimpiangerò anche le 430 euro sudate, sarà il fatto che il mio solo desiderio sarebbe avere una mia collocazione in questo strano mondo, potermi almeno permettere una utilitaria usata anche bruttina ma che sia TUTTA MIA, e vedere invece che oggi come oggi è assai se posso permettermi una ruota di scorta di una panda dell'87...
Ma adesso basta con le lamentele. Giusto o non giusto, mi sono resa conto di una cosa: alla fine posso essere felice anche facendo la cameriera.

1 commento:

CRAMPO ha detto...

E io che a 35 anni e con il "posto fisso" vorrei licensiarmi per andà a lavorà al nero come cameriere.... poppoppeerooperòòò...