venerdì 12 gennaio 2007

Berlin #1

Dal mio quaderno di un anno e mezzo fa
01/98/05
Arrivo a Berlino con volo Hlx con due ore di ritardo.
Preso posto in ostello Sunflower, Helsingforstes str., stanza 115. C'è un inglese che dorme tutto involto nel suo piumino.
Siamo uscite, preso str.Bahn numero 5 fino ad Alexanderplatz e da lì andiamo fino ad Unter den Linden, poi abbiamo attraversato la porta di Brandeburgo ed a piedi attraversato lo zoo fino alla Siegelsauele. Da qui con un altro str.bahn di nuovo ad Alexanderplatz. Cena frugale da mc. donald's poi, vinte dal freddo tremendo e dalla stanchezza, siamo rientrate alle 9 in ostello e dopo poco a letto. Ad accoglierci ancora l'inglese nel suo piumino. Si sarà mosso di lì?
Ora indefinita, un'americana accende le luci svegliandoci, seguita da una coppia di tedeschi (lui ha dormito nudo come mamma l'ha fatto). Due ragazze tedesche, rientrate ancora dopo, svegliano fortunatamente solo la Laura a 'sto giro.

Descrivere Berlino è quasi impossibile, non credo esista una sola parola infatti che possa raggruppare tutto ciò che è, tutto ciò che rappresenta, che ha rappresentato per me in questa breve vacanza. E' una città fatta di tante piccole città, un mondo che contiene altri mondi e così via all'infinito, una sorta di matrioska come tutte quelle che si vedono sulle bancarelle dei venditori venuti dall'est, appostati lungo i percorsi di maggior flusso di turisti ai quali cercano di appioppare, assieme a quelle, gioielli d'ambra e vecchi marchi della DDR.
Non è la classica capitale o grande città...forse non è neppure una città ed io personalmente più che come luogo fisico l'ho percepita come luogo mentale.
Già scendendo dall'aereo il tempo e lo spazio mi parevano rarefatti e così anche nel percorso in autobus che da Tegel mi ha portata ad Alexanderplatz. Strade grandi che, quando le percorri a piedi, danno quasi l'idea di camminare sul posto, il tutto costellato da alberi, piante e verde inserite in piena zona urbana secondo l'irrazionale razionalità teutonica con la quale più volte mi son imbattuta durante questa vacanza.
La prima sensazione che si prova è quella di entrare in un luogo dell'anima, una sorta di libro magico le cui illustrazioni cambiano mentre le osservi. Verde e asfalto, antico e moderno, sovietico e occidentale, guerra e pace convivono ormai con un accordo e un'armonia tale che ti porta a pensare che tutto sia possibile.
L'armonia di natura e città tocca il suo massimo nel Tiergarten, polmone e cuore allo stesso tempo di Berlino che, un po' come una volta il muro, la divide in due. Migliaia di storie sembrano intricarsi fra vialetti appena intravisti, fra vegetazione, erba e corsi d'acqua artificiali, storie brutte e storie poetiche, di studenti, di amici, di amanti, famiglie e figli, di festini, nudisti, pic nic, passeggiate, escursioni in bici e jogging.
Come un immenso nodo vivo e pulsante, il parco collega tutte le zone più importanti della città:dal Reichstag alla Siegelsaule, al monumento alla memoria a Potsdamerplatz fino alla porta di Brandeburgo. La guerra e la divisione sembrano non aver neppure sfiorato le sue verdi foglie e una dolce calma armoniosa pervade il parco, non fosse per le lapidi commemorative esposte al suo confine est, dove si ergeva una volta il muro, a ricordo di giovani vittime idealiste -per lo più miei coetanei- che tentarono la fuga verso l'ovest.
Del muro vero e proprio è rimasto ben poco, le macerie sono state sfruttate dal buisiness dei souvenirs: un po' ovunque infatti si possono acquistare bottigliette o scatole o cartoline contenenti frammenti di cemento colorati da vernici di vecchie bombolette spray.
A parte questo pochi spauracchi di cemento diroccato si ergono qua e là, dove i turisti vanno a farsi le foto coi loro sorrisoni.
La grande ferita è stata rimarginata, ma anche là dove il muro è stato divelto resta una lunga ferita lastricata che ne riprercorre il perimetro, sopra la quale oggi passa indifferente il flusso del traffico. In una stessa giornata la puoi attraversare mille, anche duemila volte se vuoi. Un tempo solo pensarlo era punibile con la morte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero di arrivare al più presto in questo luogo rarefatto e della mente...
Il posto dove sto ora mi rende piena di rabbia e dolore...