domenica 8 aprile 2007

E anche questa è fatta

"E anche questa è fatta", come disse quello che ammazzò la moglie. (Tipico detto pistoiese).

Il pranzone di Pasqua è stato consumato, mi son presa il caffè (mezz'ora fa) poi qualche chiacchiera e ho lasciato casa di mia zia senza voltarmi indietro...
Mi sto godendo questo momento memorabile: tolta i vestiti "buoni" della festa, messa pantaloni della tuta e felpa sformata col cappuccio, calzini di spugna, sbracata davanti al pc, stomaco pieno, sigaretta cne pende all'angolo della bocca ma soprattutto...SILENZIO!!
Perchè cavolo devo averci una famiglia tanto rumorosa? E pensare che oggi non eravamo a regime completo!! (Causa mancanza di alcuni cugini ai quali mia madre è morbosamente legata).
Ad ogni modo, anche solo essere in 8 a casa di mia zia mi pareva un'esagerazione, già, perchè io ero stanca in partenza.
La Pasqua, come il Natale o un'altra festa a casa mia comincia una settimana prima, grazie all'ansia da prestazione che viene a mia madre quando deve cucinare qualcosa per persone diverse da me o mio padre. E allora vai di liste della spesa, giornate intere ai supermercati, libri di cucina, prove, controprove fino all'esito finale... quella donna ha un'agitazione addosso che diviene contagiosa in quei momenti, e la tensione raggiunge livelli altissimi.
Grazie a Dio anche quest'anno tutto è filato liscio, a parte l' odore d'agnello che ora aleggia per casa mia e che credo resterà fino al prossimo Natale, quando sarà stostituito da quello di cappone.
Ma non è neanche quello, alla fine basta farci il naso.
Ecco, è che ho mal di gola. Ma neppure quando ho fatto teatro mi sentivo le corde vocali più fiacche di adesso, dopo un pranzo coi parenti! Già, perchè a casa mia è di moda la conversazione "a lasagna", ovvero stratificata; cazzo, non riesci a finire un discorso che qualcun altro ti parla sopra o ti interrompe...soprattutto mia madre, mia zia e mio cugino, che han dei vocioni assurdi (oddio, anche la mia è bella potente eh!) e devono sempre dire la loro. Così, fin dai primi anni di vita, sono stata abituata che, se volevo farmi sentire, dovevo urlare, avere la voce più potente degli altri, sovrastarli....
Insomma, ne viene fuori un bel casino: un urlio da manicomio, mille conversazioni sovrapposte dalle quali mio padre, pover'uomo, si dissocia, assorto nei suoi pensieri. Ricordo che l'ex marito di mia zia in queste situazioni, per evitare quell'urlio, iniziò a fumare: con la scusa della sigaretta il pover'uomo si rifugiava sul terrazzo a boccheggiare come un pesce in una rete, sguardo perso nel vuoto, terrorizzato all'idea di rientrare nella tana delle tigri.
Io e la mia voce (nonchè il mio cervello) invece riusciamo a reggere abbastanza bene tale situazione "estrema" per circa due ore (niente a che vedere con le campionesse, mia madre e mia zia, urlatrici professioniste meglio di Wanna Marchi che possono reggere quel casino a giornate intere ed esserne anche FELICI), finite le quali la mia gola in fiamme e il cervello che fuma mi avvertono che è il caso di ritirarsi ed avverto dentro di me il desiderio irrefrenabile di un cicchino in santa pace, tuta deformata e calzini di spugna.
La condizione in cui sono ora...forza Marta, presto anche il ronzio nella testa passerà. E tornerà solo a Natale...

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