giovedì 15 marzo 2007

Lunga vita a chi boicotta i centri commerciali!

Capisco la comodità di un centro commerciale: trovi subito parcheggio, al suo interno c'è di tutto, è al coperto e quando piove non ti bagni...ovviamente anche io faccio talvolta acquisti nei centri commerciali per il fattore comodità.
Oggi tuttavia passeggiavo per il mio quartiere ed ho proprio toccato con mano il fatto che tanti piccoli negozietti "storici" stanno scomparendo a causa dell'impossibilità di concorrere con questi grandi pispoli commerciali. E' una realtà che sta morendo, quella del bottegaio lurido sotto casa, nella quale un tempo le nostre nonne facevano acquisti, con la sua storia e le sue leggende metropolitane...
Eccovi dunque un esempio dei negozietti più "folkloristici" che ancora resistono coriacei in ogni quartiere, o che hanno chiuso da poco e di cui serbo ancora memoria.
a) L'alimentari. Fondamentale in ogni realtà paesana. Nel caso di paesini più piccoli, solitamente l'alimentari si trova ad essere "uno e trino", ovvero ad incarnare tre realtà nel medesimo esercizio commerciale: quello di alimentari, quello di bar e quello di tabaccaio. (ai quali talvolta puoi aggiungerci che so, l'opzione bordello se la donnina dell'alimentari ha la figliola bona e maiala, o quella di rosticceria se la donnina in questione il venerdì sera prepara lasagne e le puoi comprare da asporto, insomma, tutto varia da luogo a luogo). Quello che però resta costante in questi ambienti è il forte odore di affettati, la presenza del bancone frigo che ronza e frizza, l'immancabile segatura per terra che nasconde a malapena un pavimento in piastrelline piccole e marroni. Momento clou dell'attività del negozio è rappresentato ancora dall'arrivo del pane. Allora gli scarsi clienti si accalcano con violenza attorno al bancone stile assalto al forno delle grucce (per chi non l'avesse capito sto citando i Promessi Sposi) ognuno con richieste particolareggiate: mezzo kg, integrale, POCO COTTO. Quando senti le parole poco cotto o molto cotto inizia a tremare, perchè la bottegaia con quelle manone unte e sudice con le quali ha appena maneggiato i soldi inizierà a palpeggiare tutte le coppie di pane possibili, strizzandole violentemente.
b) il bar /circolino: caratterizzato da un ambiente vetusto ed assai poco modaiolo, ti riporta indietro e ti richiama alla mente le pagine di "Bar Sport".Fondamentali nel bar di quartiere (quello, per intendersi, che i nonni chiamavano "l'appalto") sono, oltre alla presenza all'esterno di un cartello-espositore della sammontana in ferro tutto rugginoso ed una cassetta delle poste tutta ammaccata, il forte odore di pipì all'interno, la presenza dell'ubriaco/scioperato di quartiere e di un paio di antiche confezioni di bon bon con 3 dita buone di polvere sopra a completare la farcitura.
c) il macellaio: ora, esistono due tipi di macellai: quelli che son ottimi imprenditori,che , nonostante sia l'epoca di crisi del piccolo negozio, si son specializzati che so, nella farcitura di polli ripieni, oppure vantano la nomea di ottimi salumieri, di averci quel particolare tipo di carne e allora continuano a vendere; o quelli che si son ormai arresi alla pressione dei grandi supermercati e "tirano a campà". Mentre quelli del primo caso sopraelencato lavorano a non finire, hanno pure rifatto il negozio, dandogli un aspetto più moderno e modaiolo, quelli del secondo tipo li trovi invece mesti mesti davanti al tendone verde della loro vetrina, il grembiule imbrattato di sangue, le mani imbrattate di sangue che tengono una sigaretta in mano, lo sguardo perso nel vuoto. (il tutto contribuisce a dar loro quel tipico aspetto alla serial killer subito dopo l'omocidio truculento). L'interno del negozio poi rispecchia la loro tristezza: pavimento in vecchie piastrelle anni 50 stile maculato, banco carni dove campeggiano solo magre carogne di animali, un'immancabile sedia in formica dove, se non c'è seduto il macellaio, ci sta seduto il suo migliore amico, un vecchietto 70enne infervorato con la politica.
d) Dulcis in fundo: il negozio di CONFEZIONI, detto pure merceria, solitamente gestito da una donna di mezza età dall'aria chiacchierona e sbattuta. Cosa vende il negozio di confezioni/merceria di quartiere? solitamente di tutto: si va da ago e filo, passando per biancheria intima fino ad arrivare a ombrelli, cappelli, vestiti, coperte, tovaglie, il tutto in delizioso stile retrò. Secondo me, se glielo chiedi, la bottegaia può pure procurarti del fumo sottobanco!! Non vedrete mai un'aitante ventenne a comprare lì la propria biancheria intima, in quanto ste donnine mica lo sanno cosa sono i perizoma o le mutande a vita bassa! Loro vendono solo mutandone della nonna in cotone bianco a costine, calze di filanca color castoro ed altre cose da nonna...Pericolosissimo per una ragazza giovane entrare lì dentro a comprare che so, un rocchetto di filo per la nonna o al massimo un pigiama!! La negoziante, che si ritiene sempre e comunque al passo coi tempi, cercherà inevitabilmente di venderle un reggisenone in lana bianco/giallino cercando di spacciarglielo per "sessi da morire" e non si arrenderà finchè non gliel'avrete comprato!!!!

3 commenti:

CRAMPO ha detto...

Bel post! Mi hai fatto ricordare i vecchi tempi.... bei tempi!

Ramskilo ha detto...

Purtoppo sono sempre meno i romantici che la pensano come noi e scialano nei centri commerciali sempre più grandi e polivalenti. cosa possiamo fare per invertire questa tendenza?

Gattafruata ha detto...

Ramskilo. beh l'unica soluzione credo sia mantenere viva la memoria delle buone vecchie cose di una volta, le cose che a me hanno insegnato i miei nonni coi quali ho avuto la fortuna di crescere. E' grazie a loro se ancora oggi apprezzo queste cose, e l'unica cosa che posso fare, anche per mantener viva la memoria di loro, che non ci sono più, è cercare di raccontare ad altri queste cose